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Ma l’oratorio?

a cura di Miriam D’Aleo, oratorio Mazzarino, Caltanissetta.

Mi chiamo Miriam D’Aleo, ho 19 anni (sebbene i 20 siano alle porte) e il 27 settembre del 2023 ho impacchettato le mie cose e la mia vita tra tanti scatoloni pesanti e sono partita per Milano; l’esodo degli studenti universitari era arrivato anche per la sottoscritta.

Finire le superiori, partire verso una nuova meta per studiare e realizzare i propri sogni è un iter che tocca milioni di studenti e così mi sono trovata in una città molto più grande del mio piccolo paese, da sola e senza tutte le mie sicurezze, compreso l’oratorio. L’oratorio, le FMA, sono sempre state un porto sicuro per me, quando ho una giornata storta so che basta recarmi tra quelle mura, tra quelle aulette e tutto sembra più leggero, i problemi si ridimensionano e vengo investita da una valanga di amore, risate e sicurezze.

Ci sono sempre volti pronti a sorriderti, voci che ti danno rassicurazioni e verità che ti fanno acquisire consapevolezze. Come avrei fatto senza tutto questo?. Ricordo che ad Agosto continuavo ad angosciarmi, mille i pensieri, come avrei continuato quella missione che avevo deciso di portare avanti? Qualcuno conosceva Don Bosco a Milano?

I percorsi formativi che avevo seguito durante gli anni (GrAdo, scuola animatori, esercizi spirituali, formazione in oratorio) avevano sempre rimarcato che a fare squadra, oratorio, casa, non era la struttura ma le persone, il lavoro di gruppo. Io stessa avevo provato tutto questo quando meno di un anno prima l’oratorio aveva cambiato sede e tutta la comunità educante aveva salutato la nostra vecchia e amata struttura.

MA A MILANO COME FUNZIONAVA?. Oltre al peso delle valigie, sono stata travolta da tantissimi commenti come: “Ma perché sei andata fuori per studiare lettere? Non potevi restare in Sicilia?”, “Perché lettere? Sei così brava, non potevi fare giurisprudenza o medicina?”, “Lettere classiche? A cosa ti serve il greco?”. Ma io come Don B ho dei sogni da inseguire.

Dopo mesi di sicurezze, dopo 19 anni trascorsi nel mio amato nido protetta da parenti e amici era arrivato il momento di spiccare il volo. Dovevo lasciare la mia Itaca e come Odisseo partire per un viaggio, un lungo percorso. Il 27 settembre alle 10 di mattina su quell’aereo mentre mi tremavano le mani per l’emozione, una vocina fece capolino: anche Madre Morano aveva lasciato il suo nido per realizzare la sua missione, anche Don Bosco era partito da un piccolo cortile e aveva salvato vite e anime, Madre Mazzarello aveva ridato speranza a ragazze che non vedevano e non sapevano di avere dei doni. Perché anche io non potevo fare lo stesso?. Se nessuno avesse conosciuto l’oratorio sarei stata io a parlarne, avrei continuato a sognare, la missione non stava sparendo ma stava cambiando con me, era dentro lo zaino che portavo sulle spalle.A distanza di 8 mesi posso dire che non è stato semplice.

Adattarsi implica sempre un po’ di dolore, un disadattamento che ti fa sentire come un puzzle che non riesce a incastrarsi. Se c’è una cosa che ho imparato è che davvero si semina quando si esce dalla propria zona comfort, è lì che fai vedere davvero chi sei, che c’è in te la “salesianità”. Un’associazione mentale divertente che mi piace fare è quella di pensare al sale, salesiani contiene la parola sale(siano) e io mi sento proprio così, come se quel pizzico facesse davvero la differenza, “voi siete il sale della terra”. Mi sento come se tutta questa gioia che porto nel cuore derivi proprio da lì, da anni e anni di formazione, di lacrime asciugate dai volti dei bambini e di pomeriggi di attività passati sia a donare che a ricevere. Io ho avuto la fortuna di essere selezionata in uno dei 4 collegi della Cattolica e anche se non ho avuto modo per mancanza di tempo di andare alla ricerca di una nuovo oratorio salesiano, qui al “Marianum” ho avuto e ho ogni giorno la possibilità di condividere la mia esperienza, di conoscere nuovi carismi, di regalare le piccole pillole di saggezza di Madre Mazzarello e San Giovanni Bosco che mi accompagnano ogni giorno.

So che quando tornerò a casa ci sarà qualcuno ad amarmi e qualcuno da amare. Ci sarà un cortile che inizia a far odore di Grest, di pomeriggi sotto il sole, di balli, canzoni e momenti in cerchio a fare verifica al termine della giornata.So che ora questo è il mio campo, è qui che devo lavorare e come diceva San Francesco di Sales “farò tutto per amore, nulla per forza”.E’ proprio quando mi chiedono “chi sono i Salesiani” che il mio cuore fa una capriola.

Tutte quelle citazioni come “chi sa di essere amato ama” hanno oggi dei contorni più definiti, sono scritte in grassetto, perché davvero siamo frammenti in continuo movimento e solo l’Amore salva. Io sto vivendo, costruendo e condividendo il mio sogno, come i 4 hashtag della proposta formativa di questi anni.

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5 risposte

  1. Hai scritto belle parole che mi hanno emozionato non poco, che mi hanno fatto riflettere sul mio vissuto, brava Miriam, sei eccezionale!!!

  2. Bellissimo articolo di esperienza viva, vissuta, che per certi versi assomiglia alla mia in oratorio salesiano, complimenti perché dimostra che si lavora e bene!

  3. Bellissima testimonianza. Miriam prego per te. Ho due figli che sono partiti come te, ma sono fuori dall’Italia e ti capisco bene, sei stata coraggiosa e la cosa più bella è la tua FEDE, quella che ti dà la forza di andare avanti. Coraggio e sempre avanti. Il Signore ti benedica abbondantemente e la Madonna ti custodisca sotto il suo dolce Manto.🙏💕✨

  4. Miriam veramente bravissima ,non avevo dubbi complimenti per il bellissimo articolo molto ben descritto sul tuo vissuto .
    Certamente sei , è sarai sempre più coraggiosa

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