La Novena di Natale: momento privilegiato per far crescere l’attesa
Siamo ormai vicini alle prossime festività natalizie; a quelle festività che siamo sempre stati abituati a vedere e a vivere con sentimenti di gioia.
Quando, infatti, pensiamo a questo periodo, non possiamo fare a meno di pensare alle luci che riempiono le nostre piazze e le vetrine dei negozi decorati a festa; alla musica natalizia per strada; alle recite scolastiche; all’odore di quei biscotti tipici della nostra tradizione. Non possiamo fare a meno di immaginarci mentre corriamo di qua e di la alla ricerca del regalo più bello; ai bambini che aspettano speranzosi Babbo Natale o che sistemano qualche personaggio del presepe; o agli adulti mentre cercano di sistemare le luci dell’albero tutte aggrovigliate tra loro.
In questo periodo l’aria si carica di un’atmosfera “strana”, di pace, di gioia!
Ma il Natale non è solo questo…
Stiamo per entrare in una tappa fondamentale del periodo d’Avvento, periodo d’attesa e di speranza, in cui facciamo memoria dell’umile venuta di Gesù Cristo nostro Salvatore: “E il Verbo si è fatto carne e venne ad abitare in mezzo a noi” (Gv 1, 14).
La Chiesa – attraverso la liturgia e i numerosi segni “caratteristici” di questo periodo, come la corona d’Avvento, dove le quattro candele, dedicate, rispettivamente e nell’ordine, a quattro figure tipiche dell’attesa messianica: i profeti, Betlemme, i pastori, gli Angeli, nel loro accendersi progressivo, domenica dopo domenica, fino alla solennità del Natale – vuole fare memoria delle varie tappe della storia della salvezza prima di Cristo, ma, nello stesso tempo, è simbolo di quella luce che via via, diventa sempre più intensa e forte, illuminando la notte dell’attesa. (Direttorio su pietà popolare e liturgia 2002 n. 96 e 98).
Ad intensificare ancora di più questa attesa, però, sono le ferie che vanno dal 17 al 23, più comunemente conosciuta come NOVENA DI NATALE, sorta per comunicare ai fedeli la ricchezza di una Liturgia alla quale essi non avevano facile accesso e che ancora oggi può svolgere una funzione salutare (Direttorio su pietà popolare e liturgia 2002 n. 103).
Con essa entriamo in quello che è il cuore dell’Avvento, un’attesa che si fa via via più intensa, caricandosi di speranza e di vigilanza.
Oltre ai testi della Scrittura, la liturgia ci aiuta solennizzando di più, dal 17 al 23 dicembre, la preghiera del Vespro con il CANTO DELLE PROFEZIE, che può essere sostituito all’Inno, e che vuole indicare come i profeti lungo la storia avessero annunciato la nascita del Salvatore dalla Vergine Maria; e con le ANTIFONE MAGGIORI, o antifone “O” proprio perché ciascuna di esse comincia con l’invocazione “O”. Queste antifone le troviamo sia nel versetto alleluiatico della liturgia di quei giorni, ma anche e soprattutto come antifona al Magnificat dei Vespri, di questi sette giorni, che, alla fine dell’Avvento, precedono la solennità del Natale. Il testo di queste sette antifone ha origini antiche e se vengono prese nel loro testo originale, il latino, possiamo notare come mettendo insieme le prime lettere delle antifone, dopo la “O” e leggendole al contrario, cioè dal 23 al 17, viene fuori un acrostico molto significativo, cioè: ERO CRAS, che in italiano vuol dire: “CI SARÒ DOMANI ”.
Ma oltre a questo, altra caratteristica delle antifone maggiori è il ripetersi, antifona dopo antifona, a metà del testo, dell’imperativo esortativo “VIENI”; questa richiesta incessante che proprio in questi giorni deve caratterizzarci e farsi via via più forte…
Questi elementi, caratteristici proprio di questi giorni, se da un lato possono sembrare “curiosità”, simpatiche o “irrilevanti”, tuttavia se vissuti e celebrati con fede e attesa, soprattutto in questo periodo in cui tutta l’umanità è segnata dalla sofferenza, dal dolore, dal dubbio, dalla paura, possono aiutarci a preparare il cuore e lo spirito per Colui che viene, che per amore ha scelto di farsi carne, di entrare nella storia, nella nostra storia per salvarci!
Forse quest’anno la pandemia, per la sua “severità” e “brutalità”, ci sta costringendo a stare lontano dai nostri cari, dalle nostre abitudini, delle nostre “tradizioni” che rendevano speciale questo momento; ma nello stesso tempo ci porta a ritornare all’essenziale, a quella notte dove nel silenzio dell’attesa speranzosa si udiva forte quel grido, VIENI ed ESULTATE.
Quello che non dobbiamo dimenticare è che Lui verrà, sta per venire. Questi ultimi giorni – la novena – vogliono proprio dirci questo; a noi spetta solo far crescere questo atteggiamento/desiderio d’attesa; un’attesa che ovviamente non deve essere passiva, da calendario, ma che deve essere ricca di stupore, di meraviglia, di novità per accogliere Colui che deve e vuole venire, se glielo permettiamo, se troverà un cuore pronto e caldo ad accoglierlo.
Buona Novena a tutti!
Sr Clelia La Placa