di Maria Grazia TRIPI, FMA
Si è svolto a Roma dall’1 al 3 marzo 2024 presso l’Università Pontificia Salesiana il convegno “Giovani e Sessualità. Sfide, criteri, percorsi educativi”. Per le Figlie di Maria Ausiliatrice in Italia (UNISIT) il convegno è coinciso con il consueto incontro formativo dedicato agli ambiti di animazione (Formazione, Pastorale Giovanile, Economato, Comunicazione).
Le sfide educative attorno al tema della sessualità interpellano gli educatori ad una formazione che abiliti ad un approccio sapienziale capace di riconoscere la ragione degli affetti, che intercetti i reali bisogni educativi e orienti in un orizzonte di senso e significato. Questo lo sfondo che per don Miguel Angel García Morcuende – Consigliere della Pastorale Giovanile SDB – contestualizza il Convegno promosso dal Pontificio Ateneo Salesiano, inserito in un percorso di ricerca/formazione avviato già da qualche anno con diversi seminari di studio che interpellano circa 60 tra esperti e docenti universitari di diverse discipline.
Il convegno è stato articolato su quattro sessioni dove relatori di prestigio, in un ambiente colloquiale e con la possibilità di interazioni con il pubblico tramite la piattaforma Slido, hanno potuto offrire i propri contenuti. L’assunto alla base della ratio metodologica applicata sta nella consapevolezza di vivere in una società contemporanea caratterizzata dalla categoria della complessità, che implica la necessità di avere uno sguardo olistico e completo sulla realtà.
La prima sessione di lavoro ha tenuto in considerazione il contesto socio-culturale contemporaneo; la seconda ha assunto la prospettiva dell’individuazione di alcuni criteri di interpretazione; la terza sessione si è sviluppata su approfondimenti tematici; la quarta ha posto il focus sui percorsi formativi.
Per il prof. Mauro Magatti ci troviamo in una società che può essere definita supersocietà. Il termine società, nato con l’avvento degli stati democratici, non è più sufficiente per indicare la realtà in cui viviamo. Le trasformazioni tecnologiche degli ultimi anni ci permettono non tanto di usare dispositivi, ma di essere inseriti in un contesto di dispositivi tecnici sempre più rilevanti e pervasivi. In questo contesto di iperconnessione cambia notevolmente il processo di attribuzione di significati e interpretazione dei simboli. Ci troviamo a vivere in una società in cui, ribadisce il prof. Magatti, abbiamo così tante possibilità di scelta e dove i cancelli del desiderio sono così spalancati che i giovani, e noi che siamo immersi in questa cultura, non sappiamo più desiderare e assumere un orizzonte di senso. Nella supersocietà, continua Magatti, «è difficilissimo voler bene qualcuno o trovare qualcuno a cui voler bene. L’amare e l’essere amato non è scontato. La società che si pensa come modello infinito di crescita umana crea disaffezione. In nome della libertà non scelgo mai. Si generano paradossi. Il mondo cambia ad una velocità tale che siamo sempre in ritardo per comprenderlo». In questa cornice la prof.ssa Chiara Giaccardi ha approfondito alcune dinamiche chiave di tre elementi critici: individualismo, consumismo, connessione.
Il dato di fatto secondo il prof. Alberto Pellai è che «ci sono dispositivi accessibili a tutti, ma non abbiamo itinerari educativi». Questo interpella fortemente gli adulti, troppo spesso in attesa di domande, ma incapaci di proporre e promuovere itinerari ed esperienze educative significative. Il prof. Pellai ha richiamato all’importanza di una comunità educante proattiva sul territorio suggerendo l’iniziativa Patti Digitali. Questi temi, conclude il docente, sono temi complessi che richiedono una trattazione incarnata in narrazioni.
A concludere questi tre giorni l’intervento magistrale di Don Andrea Bozzolo che ha individuato 5 elementi chiave di orientamento.
- Non isolare il fenomeno affettivo. I mutamenti socioculturali incidono sul cambiamento della cultura affettiva. Non si può fare educazione affettiva sessuale con alcune lezioni isolate. Esse dovranno essere collocate all’interno di un’educazione integrale. Educare alla preghiera, a un pensiero critico perché la persona matura nel suo insieme. Attenzione alla complessità dei contesti. Ogni cultura ha qualcosa da dare e da ricevere. Non assumere la nostra epoca come assolutizzante, è bene non trascurare la parola degli antichi.
- Assumere il corpo come potenza simbolica. Il corpo non è solo organismo. Nel corpo nascono significati. Due corpi non stanno vicini come stanno vicine due cose. Il corpo simbolico ci rimanda al corpo sacramentale. Non si può affidare l’interpretazione dell’umano solo al sapere delle scienze, o a quello della psiche o dell’anima. Occorre un ascolto reciproco dei saperi.
- Assumere il rapporto uomo donna come luogo di decifrazione. Maschile e femminile non si capiscono in sé, ma nella loro reciprocità come paradigma della relazione incarnata.
- Carattere dinamico dell’identità di genere o dell’individuazione. La definizione dell’identità comincia dalle vicende personali e comprende la dimensione personale, biologica, culturale, sociale etc. Se gli stereotipi rigidi bloccano quelli indefiniti confondono. Su questa dimensione rientra la dinamica del desiderio, che è già abitato da una legge. Il desiderio non è energia fine a sé stessa e la morale configura l’orientamento del desiderio.
- Educare attraverso un approccio narrativo.
Sono state tre giornate di alto livello formativo che hanno visto la partecipazione di circa 600 educatori tra consacrati/e e laici. Per la nostra ispettoria hanno partecipato l’ispettrice, sr Angela Maria Maccioni, le Consigliere d’ambito e sr Luisa Nicolosi. Tante le prospettive aperte che avranno bisogno di essere concretizzate in itinerari adeguati al nostro contesto.