Figlie di Maria Ausiliatrice | Sicilia

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Buon anniversario alla Comunità M. A. Longo: 10 anni di progettualità!

Intervista a cura di Alessandra Consiglio, Comunità Maria Ausiliatrice Longo, Cammarata.

Intervista a due delle colonne portanti della Comunità Maria Ausiliatrice Longo: Suor Nella Cutrali e Carmela Lo Bianco, in occasione dei 10 anni di anniversario di adesione alla rete Sprar -Siproimi – SAI.

Domanda: Febbraio 2014 – febbraio 2024, com’è cominciato tutto?
R: Suor Nella: È stata Carmela a farmi la proposta di questa attività progettuale, io sinceramente, ero fuori dal sistema, ero appena arrivata a Cammarata, da tre mesi e subito ci siamo messi in carreggiata, ho contattato l’Ispettoria, abbiamo cercato di sollecitare e far capire l’importanza di questo progetto e fu una corsa contro il tempo, per riuscire a presentare il progetto in tempo… però esserci riusciti fu una grande gratificazione. Innanzitutto perché io, e penso pure Carmela, non avevamo mai messo mano ad un progetto così grosso e complesso, per cui fu una vittoria e l’esito positivo arrivò il 31 Gennaio per Don Bosco, non fu certo casuale!
È stato un percorso che, man mano, ci ha portati a qualificarci sempre di più, come equipe e come struttura abbiamo fatto, a piccoli passi, gradualmente.

D: Carmela tu mi hai detto che partecipare a questo progetto è stato un punto di svolta, in che senso? Prima del 2014 cosa succedeva in questa Comunità?
Carmela: questa Comunità, già dal 2006, faceva ospitalità agli stranieri extracomunitari, però si passava da una emergenza all’altra, entrare in un sistema di rete, ci ha invece dato la possibilità di diventare più qualificati.
Per questo è stata una svolta, sia da un punto di vista educativo che economico: abbiamo passato periodi molto critici perché i fondi spesso non arrivavano in tempo, nonostante ci richiedessero numeri sempre più alti di posti e quindi anche la qualità dell’accoglienza ne risentiva. Attivare questo progetto, dal primo febbraio 2014, ci ha dato la possibilità di iniziare a lavorare non più nell’emergenza ma nella progettazione e far parte della rete, ora SAI, ha permesso di porre l’attenzione su molti aspetti che prima non si potevano seguire: la mediazione, l’inserimento sociale, l’educazione individuale e tanti altri aspetti.

D: Ma prima del 2014 qui arrivavano non solo minori maschi, ma anche uomini e donne adulti, giusto?
Carmela: Si noi eravamo già presenti in questo settore ancor prima dell’accoglienza solo maschile e anche il nostro Comune aveva già fatto un’esperienza con gli adulti, nel triennio precedente, quindi avendo visto che il Comune si era aperto a questa attività per adulti, siamo riusciti, sensibilizzando sia la Comunità religiosa, sia l’organo politico, a convincerli ad aprirsi anche al settore dei minori. Ed infatti ai bandi della rete ministeriale, prima SPRAR, poi Siproimi e adesso SAI, abbiamo partecipato insieme all’Ente Locale Comune di Cammarata.

D: In questi 10 anni cosa che è cambiato?
Suor Nella: è cambiato, innanzitutto, un riconoscimento sempre più qualitativo anche da parte delle Istituzioni, perché se noi oggi siamo qui è perché l’Ente Locale ha riconosciuto la qualità di questo servizio, di questo dobbiamo dare merito, quindi, sia all’Istituzione politica ma anche e soprattutto al tipo di servizio che noi abbiamo svolto e che continuiamo a svolgere nei confronti dei ragazzi.
Poi nel tempo abbiamo avuto sempre di più la possibilità di attivare delle azioni qualitative nei confronti dei ragazzi che noi ospitiamo. Voglio dire una cosa che ho sempre detto e che oggi voglio sottolineare: il
nostro servizio, essendo un’accoglienza a numero chiuso, non ha mai avuto momenti di crisi o di declino, nel numero dell’accoglienza.
Nonostante i vari cambiamenti politici, i vari cambiamenti di sigla (prima Sprar, poi Siproimi oggi SAI), le varie aperture o chiusure all’emergenza degli immigrati, noi, di fatto, abbiamo sempre mantenuto uno standard ed un numero costante in questi 10 anni. E penso sia merito anche del servizio che offriamo.
È cambiata anche la consapevolezza di far parte di una rete a livello nazionale: siamo sempre più consapevoli di quali sono i nostri compiti e gli obiettivi che dobbiamo raggiungere nei confronti dei nostri beneficiari. Anche l’equipe in questi anni ha avuto un’enorme evoluzione, anche se il personale è cambiato, però di fatto anche i nuovi membri che sono arrivati, hanno capito e metabolizzato quanto sia importante l’autoformazione e la formazione per il servizio stesso: questa non è una cosa che già avevamo nel 2014, ma che man mano ci siamo andati costruendo.

Carmela: Suor Nella è stata esaustiva, io voglio aggiungere solo che, in questi anni, anche le suore, l’Istituto religioso delle Figlie di Maria Ausiliatrice, hanno preso più consapevolezza del loro ruolo e il fatto di lavorare per i minori stranieri per loro è molto importante e ci rende un fiore all’occhiello per l’Ispettoria!
E infatti, tutte le varie Ispettrici che si sono avvicendate negli anni, hanno dato una importanza grandissima a questa opera, che possiamo definire missione, non solo un lavoro! Lavorare sotto la guida di Don Bosco ci ha agevolato molto.

D: A tal proposito la prossima domanda è proprio riferita all’educazione preventiva insegnata da Don Bosco: il fatto che questo lavoro, questa missione sia portata avanti avendo come faro il sistema educativo di Don Bosco è stato un valoro aggiunto?
Carmela: sicuramente! Quando, in giro per lavoro, mi confronto con altre esperienze di accoglienza, la differenza si vede e si tocca con mano. Anche gli stessi ragazzi che escono di qua, una volta venuti a contatto con realtà diverse, ci riportano le loro impressioni e rimpiangono la nostra struttura, dando più valore ai nostri servizi e al nostro metodo educativo.
Suor Nella: È vero, questa è una cosa che mi stupisce sempre: le restituzioni dei ragazzi ma anche dei servizi che collaborano con noi, dei volontari o di chi ci viene a trovare per i più svariati motivi, ci confermano questa differenza. Dicono che l’aria che si respira qui è diversa, il che mi stupisce, appunto, perché essendo dentro il nostro sistema e non conoscendo le altre realtà, mi chiedo ma perché cosa succede fuori di diverso? E la risposta è sempre Don Bosco: un Istituto che ha scelto un sistema educativo che, forse, si discosta da quello di altre comunità alloggio. Ma per noi è giusto, normale fare così e questi riscontri positivi mi fanno pensare che, veramente, il sistema educativo di Don Bosco è quella cosa in più, che fa la differenza.
Il sistema preventivo di Don Bosco è più che mai attuale oggi, come nel 1800 a Torino. A Cammarata, ma anche a Milano, in Senegal, dove sono stata questa estate e dove il sistema preventivo è sposato da tantissimi villaggi come se niente fosse! È un sistema Universale, che supera le barriere della religione, dell’età, della nazionalità e delle condizioni sociali. Io lavoro dal 2008 con gli immigrati e non ho mai avuto difficoltà ad applicare il metodo di Don Bosco, anche perché lui è stato un precursore da tutti i punti di vista, proiettato nel futuro. Lui non accoglieva solo poveri, ma anche ragazzi non educati alla fede cristiana. Quindi lui ci insegna l’accoglienza del giovane, in quanto tale, senza fare nessun tipo di
differenza. Noi qui accogliamo i ragazzi musulmani, li rispettiamo nella loro fede, li educhiamo a vivere e rispettare le regole di cittadinanza dello Stato in cui vivono. Ci prendiamo cura di loro a 360° dei loro bisogni, quindi il sistema preventivo si colloca bene anche in una realtà con ragazzi immigrati, senza nessuna discriminazione. Anche perché il punto focale del sistema preventivo è proprio l’educazione, a largo raggio.

D: Ci sono nuovi progetti per il futuro?
Suor Nella:
Come Istituto, stiamo cercando di attenzionare molto la responsabilità dei laici, perché se non ci fossero loro, sicuramente un’attività del genere non si potrebbe portare avanti, solo con le nostre
risorse. Per cui, in una prospettiva futura, l’orientamento è che i laici assumano sempre più autonomia e indipendenza, ma ovviamente questo deve combaciare con il sistema educativo che portiamo avanti. Laici si, ma che sposino pienamente i nostri valori e il sistema educativo che utilizziamo con i ragazzi.
Carmela: devo dire che sono pronta per altri dieci anni e altri ancora, non sono stanca, perché questo è un lavoro dinamico, lavorare con le persone ha sempre nuove e inaspettate pagine da scrivere, questo lavoro non è per niente noioso!
La relazione con i ragazzi che si avvicendano in questa struttura, non è mai scontata e la voglia di crescere c’è sempre, anche se faccio questo lavoro da vent’anni, gli ultimi dieci come Sprar/Siproimi/SAI.
Suor Nella: vorrei citare una Fisica, che ascoltavo ieri commentare il messaggio di Papa Francesco per la Quaresima 2024 che ha come tema “Attraverso il deserto, Dio ci guida alla libertà”. La Prof.ssa Palladino dice così: “Sembra quasi meglio vivere dentro una prigione sconosciuta, al chiuso, fermi, che fuori, all’aria aperta, dove ci sono cambiamenti da affrontare e la richiesta di un certo coraggio per
evolversi […]”.
Il concetto che più mia ha colpito è proprio questo: chi non si muove muore, ma chi si muove rischia, perché nel movimento tu non sai cosa ti può capitare, quindi rischi ma sei viva.
Noi siamo partiti, con questo progetto, rischiando e non essendo pienamente consapevoli di tutte le difficoltà che avremmo incontrato, di quante responsabilità avremmo avuto, però questo ci ha permesso di restare vivi e vegeti, belli attivi e ci rendiamo conto, in tutti questi anni, quanti ragazzi sono passati da qua, quanti risultati abbiamo ottenuto, quante sconfitte anche, però nell’insieme questi dieci anni, a mio avviso, sono stati molto positivi.
Allo stesso modo, quindi affronteremo il futuro: rischiando e affrontando le sfide, una alla volta!

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