Figlie di Maria Ausiliatrice | Sicilia

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150° FMA | Palermo Santa Lucia

Rubrica a cura di Carmelina CONIGLIONE, FMA

LE FMA NEL CUORE DELLA CITTA’ PALERMITANA

Le molteplici richieste di FMA, gli apprezzamenti espressi per la loro opera da parte di ecclesiastici e laici nonchè da autorità civili locali di affidare alle suore un orfanatrofio, testimoniano l’ampio godimento che in Sicilia si ha per la loro opera educativa.

All’inizio del XX secolo si faceva più chiara, la consapevolezza dell’urgenza di dover investire nella formazione e quindi emergeva la necessità di trovare persone preparate e pronte ad assumere la sfida educativa che il contesto culturale imponeva alla chiesa e alla società.

ISTITUTO SANTA LUCIA

Vediamo brevemente i precedenti della nuova opera delle FMA proprio nel cuore di Palermo. Nella città esisteva un Istituto fondato dai Governatori del Monte di Pietà per accogliere giovanette nobili, poveri e orfane. Nel 1871 esso fu acquistato da un Consiglio di Amministrazione affiliato a personale laico e nel 1919 l’Amministrazione, desiderosa di apportare un nuovo stile educativo all’orfanotrofio, affidò il governo interno all’istituto delle FMA, che assunsero formalmente la direzione, l’educazione e l’istruzione delle orfane e delle alunne del Conservatorio a spese delle famiglie e dell’Ente. Iniziava così l’opera delle nostre sorelle all’istituto “Santa lucia “, che ebbe la sua erezione canonica il 19. 10. 1919. [1] All’apertura della casa la Comunità era costituita da quattro suore: Sr Comitini Teresa direttrice, Sr Emma Carrara, Sr Cecilia Regis, Sr Giuseppina Cernuto.

LA MISSIONE

Le FMA erano tutte animate di buon volere per cominciare la difficile missione affidatale, in quanto era una casa che dava molto pensiero alle superiore riguardo alla trasformazione morale che si doveva esigere dalle ragazze. Le suore tuttavia non si perdevano d’animo e facevano speciali preghiere al Signore a vantaggio spirituale e materiale delle care anime. I componenti del Consiglio d’Amministrazione erano convinti che le Suore avrebbero fatto tanto bene e sarebbero state capaci di ottenere la sospirata trasformazione. Qualcuno dei membri aveva perfino esclamato:” Io pur essendo del partito contrario, riconosco la necessità dell’intervento delle religiose per ricostruire l’edificio morale di quest’orfanotrofio, poiché a malincuore si deve constatare l’indisciplinatezza giunta al sommo grado.”[2]

Le Suore affrontavano le piccole e grandi difficoltà con la preghiera, la pazienza e la dolcezza al fine di attirare le anime al Signore, operando secondo lo stile del Sistema Preventivo di don Bosco. E le alunne facevano un graduale miglioramento nella condotta; già dagli inizi della missione apostolica delle suore si registrava qualche soddisfazione, infatti a conclusione degli esami delle Complementari le alunne non solo avevano riportato buoni risultati, ma dimostravano un migliore comportamento e una trasformazione morale, come ebbero a notare le insegnanti della Scuola “Regina Margherita”. “Alcune insegnanti si congratulavano con le Suore dicendo, in presenza delle ragazze, che quest’anno le avevano trovato non solo più preparate, ma più educate e disciplinate, mentre gli anni precedenti facevano di tutto per non avere le ragazze della “Badia del Monte di Pietà” per il disturbo che portavano nella scolaresca”.[3]

Nello spazio di un paio d’anni l’istituto cambiò volto, si creò gradualmente con le ragazze un clima sereno; erano diventate più docili agli interventi educativi e partecipavano con gioia agli eventi dell’istituto.

 Il 3 febbraio del 1922, per la prima volta venne in Sicilia, nella qualità di Rettor Maggiore dei Salesiani, Don Filippo Rinaldi ”per confortare i suoi figli nel difficile compito di apostolato, di educazione e conoscere, avvicinare e ringraziare di presenza i benemeriti Cooperatori, ex allievi, amici e benefattori delle opere di don Bosco”.[4]  Dopo la conferenza su Don Bosco e le sue opere tenuta nella chiesa dell’istituto, don Rinaldi fu accolto con grande cordialità  dalle Suore, dalle ex allieve e dalle alunne, che presentarono il loro devoto ossequio con un dialogo e poesie. Egli, preso spunto dal bel mazzo di fiori offerto dalle ragazze, parlò loro delle belle virtù di cui deve essere adorna una giovanetta. Il giorno successivo, 6 febbraio, ritornò nella casa delle FMA, celebrò la Santa Messa con l’omelia sulla carità, accennando alle “caratteristiche che deve avere la FMA: mansuetudine, soavità, carità, virtù caratteristiche di San Francesco di Sales, senza le quali la vita si rende pesante e quindi la pace della Comunità viene disturbata dai nostri lamenti e dalle nostre irritazioni”.[5]  Finita la Santa Messa egli visitò la casa, benedisse tutte le Suore e le alunne, lasciando un ricordino.

LE ATTIVITA’ FORMATIVE

Inaugurato l’undici febbraio il nuovo palco del teatrino, grazie agli aiuti di un benefattore e dell’Amministrazione, il giorno successivo, essendo festa di Carnevale, continuavano le recite e il Rettor maggiore, che si era fermato a Palermo per alcuni giorni, assistette ad una graziosa farsa e al dramma “Zelìa”, presentato con grazia e maestria dalle alunne. In un’altra accademia in omaggio a madre Linda, in visita alle suore, le ragazze rappresentarono un bel dramma dell’epoca romana:” La vasca delle Murene”; poesie, macchiette e suonate accompagnavano i due bellissimi atti del dramma. La Madre assistette volentieri allo spettacolo; ma ciò che è da sottolineare è l’importanza delle sue raccomandazioni: “Non tralasciare le piccole recite per Natale, Carnevale, Maria Ausiliatrice, che sono-diceva- la nota gaia caratteristica delle case di don Bosco”. [6]

Nell’istituto Santa Lucia di accademie se ne preparavano tante e questo suscitava gioia, confidenza e collaborazione tra le ragazze e le suore e certamente potenziava nella comunità educativa lo spirito di famiglia e il sapore salesiano delle feste, ora in onore della Vergine Santissima e del Sacro Cuore, ora per esprimere la gratitudine alla Direttrice. La cronaca della casa del 5 giugno 1924 riporta in modo dettagliato lo svolgimento dell’accademia scolastica missionaria, da cui si può cogliere la disciplina e l’adesione delle ragazze alle iniziative delle suore:

S’iniziò il trattenimento musico letterario col suono della marcia reale seguita dalla banda degli orfani di guerra dell’istituto salesiano di Santa Chiara e alla presenza di personaggi eminenti, fra cui l’illustrissimo Presidente del Consiglio D’Amministrazione. Presentato, poi, da un’alunna lo scopo della festa si diede inizio al dramma in quattro atti: “Beatrice dei Calpurni” con poetica visione finale. La declamazione s’intrecciava con dolcissimi canti e splendide suonate della banda. Suggestivo e pieno d’incanto era il coro a quattro voci del Gounod:” Super flumina Babilonis” con un artistico quadro scolastico”.

Questo è solo un esempio di come le FMA curavano anche l’aspetto artistico, la declamazione e l’importanza educativa del teatro secondo l’ottica dello spirito salesiano.

Una curata organizzazione si dava anche alle processioni più importanti dell’anno che si realizzavano in collaborazione con la parrocchia e l’istituto salesiano della città.Ad esempio a conclusione del mese del Sacro Cuore, letizia, pietà, devozione, ordine contraddistinguevano la processione; la “aprivano le alunne biancovestite, le educande in uniforme divise in tre gruppi: Angioletti, Aspiranti, Figlie di Maria con i loro stendardi, seguiva il popolo e la banda degli Orfani di guerra, intonando la marcia reale che accompagnava il Santissimo con note giulive e festose. La devota processione passava dal salone del parlatorio fuori nella Via Belmonte e Ruggero VII; infine il celebrante Mons. Mingoia alla presenza dei Padri Salesiani impartiva la trina Benedizione Eucaristica al popolo, Gesù sacramentato veniva salutato con le note festose dell’organo e della banda”.[7]

Le iniziative nell’istituto erano molteplici: alle opere di assistenza, oratorio e formazione al lavoro si aggiungevano le associazioni delle ex allieve e dei Cooperatori e soprattutto la scuola s’incrementava nelle sezioni d’asilo e nelle elementari. Negli anni ‘50 l’istituto attivò la Scuola Media e l’Istruzione di Secondo Grado, che durarono fino alla chiusura della Comunità avvenuta nel 2000.

La scuola con le sue molteplici attività era diventata nell’istituto vera palestra di vita e le visite ispettive esprimevano una grande ammirazione dell’opera religiosa, educativa e patriottica che le FMA sapevano impartire alle alunne. Si legge nella cronaca del 1° marzo 1935: “Alla seconda messa a cui partecipano le alunne esterne e le ex allieve, ha luogo il tesseramento delle- ragazze – appartenenti all’Opera Nazionale Balilla (ONB). Sono circa 350 tra Piccole e Giovani Italiane, Il chiarissimo Presidente dell’ONB, prof. Angelo Cammarata, scortato da un manipolo di Balilla ed accompagnato dalla sig.ra Dora Agnello, Fiduciaria Provinciale, viene accolto da un inno fascista. Alle parecchie centinaia di alunne schierate in salone, rivolge un discorso di attualità: Sacrificio costante nel lavoro e nelle contraddizioni: modello Gesù Crocifisso, unico, eterno esempio di amore generoso, sacrificato[8].

L’Istituto Santa Lucia a Palermo aveva acquistato in pochi anni tanta credibilità. Una testimonianza ce la dà il giornale “L’Ora” che, in seguito alla visita di autorità scolastiche del Fascismo, così scriveva:

” Stamane il Prefetto- e altre autorità -si sono recati all’istituto Santa Lucia, la benemerita fondazione educativa che raccoglie centinaia di fanciulle preparandole alla vita e alla Patria (…). Le alunne all’ingresso del Prefetto gli hanno tributato una vibrante manifestazione d’omaggio; hanno fatto seguito alcuni cori patriottici vivamente applauditi”.[9]

 Alle alunne, quindi, veniva impartita un’educazione religiosa, morale e patriottica. Per l’inaugurazione dell’anno scolastico, le studenti dopo la Santa Messa, sfilavano in cortile cantando inni nazionali, seguiva “l’alza Bandiera”; poi la direttrice rivolgeva loro parole di fede e di patriottismo, tracciando un programma di vita scolastica, secondo il regolamento dell’istituto e le direttive di san Giovanni Bosco, educatore della gioventù.[10]

Fino alla vigilia della seconda guerra mondiale tutto nell’istituto procedeva bene, con serenità e ordine. Le visite ispettive inviate dalla G.I.L.[11] si compiacevano e lodavano l’ordine, la precisione con cui venivano eseguiti i comandi di schieramento e l’entusiasmo delle giovani quando cantavano gli inni patriottici più significativi della Rivoluzione Fascista.[12] C’era ammirazione verso le Suore chesapevano educare così bene l’animo delle giovanette agli alti sensi di Dio, della Patria e della Famiglia; gli eventi bellici ancoravano la responsabilità pedagogica delle FMA e la corrispondenza educativa delle alunne alla cooperazione efficace delle “nuove fortune della Patria.”

GLI ANNI DI GUERRA

Cominciarono serie difficoltà per l’istituto con l’incalzare delle incursioni nemiche che terrorizzavano gli animi: notti insonni e giorni in allarme scuotevano la salute di molte suore.

“In diverse case della Sicilia le FMA dovettero fuggire in campagna tra i due fuochi, come a Cesarò e a Messina; furono scambiate per disertori e mitragliate, come a S. Agata Militello e a Patti Marina”.[13] Le famiglie sollecitavano lo sfollamento delle proprie figliole e chiedevano alla superiora di prendere provvedimenti.  I disagi aumentavano anche per l’insufficienza dei viveri e la carenza di stipendio da parte dell’Amministrazione dell’istituto. Le visite di requisizione procedevano ininterrottamente, ma essendo troppo esposto nel cuore della città, l’istituto S. Lucia non si ritenne adatto a riconversione per l’attività di guerra. L’incalzare dei pericolosi avvenimenti, però, portò le suore a decidersi per lo sfollamento; e dopo vani tentativi di soluzione trovarono alcune ospitalità a Gangi: 40 persone tra alunne e suore. Altre, ottenuto dalla Prefettura il viaggio gratuito, a motivo dello sfollamento, partirono per Barcellona. La comunità di Palermo così restò smembrata. Il fragore delle bombe irrompeva, facendo tremare le pareti dell’istituto, lasciandolo, tuttavia, indenne mentre le case ad esso vicine venivano distrutte. Il 23 febbraio 1943 una brutta notizia rattristava le consorelle: le bombe avevano colpito la casa dell’Arenella, lasciando sotto le macerie la direttrice Sr Concettina Pitino. Due mesi dopo, il 14 aprile, il Presidente dell’istituto, colonnello Ricciardi, comunicava alle suore che, in seguito allo scoppio di una nave colpita da bombe nemiche, il 23 marzo anche l’istituto era irriconoscibile per i gravi disastri subiti: era crollata anche la parte della casa che si riteneva più sicura. Il Signore le aveva salvato.

A luglio fu proclamato lo stato di assedio, il nemico era sbarcato nell’isola. Gli americani entravano nel territorio di Gangi e parecchi cannoni venivano piazzati sotto il caseggiato delle suore. Parecchie bombe tedesche furono sganciate nelle campagne dove erano accampati gli americani. Le suore passavano molte ore della notte al rifugio. I problemi aumentavano sempre più, mancavano i necessari alimenti, ma quando sembrava svanire la speranza la Provvidenza si faceva sentire: infatti consigliate da brave persone, le Suore fecero domanda al Sindaco per avere dagli americani il sussidio assegnato agli sfollati.[14]

Intanto la furia della guerra distruggeva vari locali a Catania, a Palermo e a Messina; rapine, saccheggi e disordini da una parte e dall’altra la necessità di riprendere le attività. Si pensava al ritorno nell’istituto, ma in che modo? Con quali risorse? La fiducia nella Provvidenza premiava le nostre sorelle, allorchè “il Commissario americano, facendo visita alle suore, che si trovavano a Gangi, promise il suo interessamento per fare avere gli aiuti dall’Amministrazione”.[15]

 A Palermo con l’entrata degli americani ricominciava la vita. L’immediato dopo guerra permise, tuttavia, un graduale ritorno alle attività. Il 17 aprile del 1945 arrivava a Santa Chiara (Palermo) Il Prefetto generale dei Padri Salesiani, don Pietro Berruti e due giorni dopo veniva a visitare la casa delle Suore e a fare loro una conferenza, comunicando con chiarezza il desiderio del Santo Padre, Pio XII,  che si attendeva dai  Salesiani e dalle FMA un valido ed efficace aiuto per porre un argine alle rovine morali che dilagavano e cioè intensificare la preghiera e le opere: Oratori e Orfanotrofi per accogliere la “gioventù stracciona”, perché -diceva- se non la prendiamo noi la prenderanno i comunisti. Senza badare ai sacrifici i Salesiani e le FMA assecondarono il desiderio del Santo Padre e, seguendo le direttive dei loro superiori si mettevano a completa disposizione per accogliere ed educare i figli della strada.

ALTRE ISTITUZIONI A PALERMO

 Negli anni di guerra fu aperta, il 23.10 1944, un’altra opera delle FMA a Palermo, l’istituto” Maria Ausiliatrice “di Sampolo con lo scopo di incrementare l’oratorio e aprire una scuola Elementare. Una piccola comunità di sei FMA, ricca di entusiasmo e povera di risorse materiali, si era resa disponibile a fare tanto bene alla gioventù bisognosa del quartiere. Alla povertà e sobrietà di vita faceva riscontro la gioia salesiana delle suore, che non guardavano ai sacrifici e il loro gioioso apostolato contagiava le ragazze dell’oratorio suscitando le vocazioni: Sr Civilletti Saveria e Sr Maria Gambino furono le prime aspiranti a FMA (agosto 1949). Le suore erano apprezzate dalla gente, godevano dei gesti della Provvidenza che condividevano con i poveri e la loro missione fra la gioventù generava speranza e dava senso alla vita.

La città di Palermo nel dopoguerra vide altre istituzioni delle FMA: Casa “Maria Ausiliatrice”(1952-1956) per l’istruzione E.I.N.A.O.L.I e Oratorio; casa “Maria Immacolata”(1984-2009) come casa  di cura per FMA, Ospitalità e Formazione religiosa ; le Istituzioni delle FMA attualmente presenti a Palermo sono: la Casa “Madre Mazzarello “(1950) come casa di cura per FMA e Oratorio; e l’Istituto “San Giuseppe”(1961) con le opere di Oratorio, Formazione religiosa, Formazione  al lavoro; dal 2001  esso  è diventato casa di riposo per le FMA e svolge anche attività oratoriane.

Le FMA hanno saputo leggere le necessità in chiave educativa, nei diversi contesti in cui hanno operato, impegnandosi a realizzare sul piano dell’accoglienza, particolarmente della gioventù disagiata, la missione del Da Mihi Animas del Fondatore.

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[1]Nel 1931, cessato il Monte di Pietà in Palermo, l’istituto è stato eretto in Ente autonomo con statuto approvato dal R.D. il 07.08.1931 ed amministrato dal Comune di Palermo e dalla Cassa di Risparmio, che trasformò l’opera in Opera Pia. Cf AISIMM, Cart. Palermo S. Lucia, Costumiere della casa, anno 1967.

[2] Cronaca della casa “Santa Lucia” 20 .10. 1920.

[3] Ibidem 28. 07. 1920.

[4] Ibidem 03-05 febbraio 1922.

[5] Ibidem 06 febbraio 1922.

[6] Conferenza Madre Linda alle suore 29. 11. 1927

[7] Cronaca della casa 09. 06 .1924.

[8] Cronaca della casa 1°marzo 1935.

[9] Cronaca della casa 11 giugno 1935.

[10] Cf Ibidem 16.09.1937

[11] GIL (Gioventù italiana del Littorio (1937-1943) era organizzata In Figli della Lupa, Balilla, Piccole italiane, Avanguardisti e Giovani Italiane, Giovani Fascisti/e .Il motto della GIL era: credere, obbedire , combattere.

[12] Ibidem 02.05. 1938.

[13] Opera di carità e di Soccorso svolta dalle Suore, Ispettoria Sicula S. Giuseppe 9-10, in Archivio Generale FMA,611/05-3-02.

[14] Cf Cronaca della casa febbraio- marzo 1943.

[15] Ibidem luglio e agosto 1943.

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