Figlie di Maria Ausiliatrice | Sicilia

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150° FMA | Palermo Arenella

Rubrica a cura di Carmelina CONIGLIONE, FMA

Un anno dopo la morte di M. Morano si aprì una nuova casa delle FMA all’ Arenella (PA), un quartiere marinaro situato nella costa Nord. Il quartiere con il suo porticciolo nacque come borgo di pescatori e si sviluppò attorno alla tonnara Florio durante l’Ottocento. Al suo interno troviamo due porti attualmente turistici, un tempo importanti porti di pescatori: i porti dell’Arenella e dell’Acquasanta. Nel dopoguerra la distanza tra il centro della città e la borgata si è velocemente ridotta fino ad essere inglobata al tessuto urbano, divenendone un quartiere moderno.

Volgendo lo sguardo indietro, all’inizio del secolo XX, richiamiamo alcuni tratti di storia salesiana svoltasi proprio nella borgata dell’Arenella. L’inizio dell’opera delle FMA nella casa “Maria Ausiliatrice” si ebbe il 27.07.1909, quando quattro suore furono mandate dall’obbedienza dalla nuova ispettrice Sr Marchelli Giuseppina, per dare subito inizio nel quartiere alle prime opere di evangelizzazione e promozione umana: l’oratorio festivo, la scuola di lavoro, l ’asilo d’infanzia; dopo qualche anno nel 1912, compiute le necessarie pratiche presso il Regio Provveditore  e visitati i locali dalla Regia Ispettrice scolastica, si ottenne l’autorizzazione di apertura della scuola Elementare frequentata inizialmente da 45 alunni.

La casa povera di entrate sperimentò presto l’aiuto della Provvidenza, che si faceva sentire nei momenti opportuni. Come si evince in più punti della cronaca della casa: “Anche quest’anno la signora Calcara, provvide libri di pietà ed oggetti religiosi da dare in premio alle fanciulle che nell’anno si distinsero per assiduità e buona condotta nell’oratorio”[1].

Grande era la stima, la benevolenza e il riconoscimento dell’opera che il popolo dimostrava alle Suore in molte occasioni e l’eco della loro bontà era giunta gradevole anche ai Superiori, che volentieri facevano visita alle suore. Il 3 febbraio 1914 “col piroscafo proveniente da Napoli giunse il Rettor Maggiore dei Salesiani Don Paolo Albera per visitare l’istituto Don Bosco ove tenne una conferenza alle signore dell’alta aristocrazia, alla quale (conferenza) vi partecipò anche la direttrice della casa con la Signora Agostina Calcara Barochiere. Egli parlò del gran bene che i Salesiani e le FMA fanno in mezzo alla gioventù, un bene che si compie -aggiunse- anche con l’aiuto dei Buoni Cooperatori”.[2] Don Albera incoraggiò a sostenere le opere di Don Bosco e mostrò un vivo interesse per l’opera svolta dalle FMA nella borgata; visitò la casa delle suore, la benedisse, promettendo di ritornarvi ancora; e vi ritornò il 9 dello stesso mese per salutare le suore. Si trattenne un poco anche con le oratoriane benedicendole, quindi raccontò loro un sogno di don Bosco, inculcando la devozione a Maria Ausiliatrice “se si vuole scampare dagli artigli del gran mostro del mondo e le sue seduzioni”; poi esortò le FMA ad adempiere con zelo il proprio ufficio, “cercando la forza nel compimento esatto delle pratiche di pietà e nel conservare lo spirito del Fondatore che è spirito di allegria”.[3]

Due mesi dopo , il 2 aprile del 1914, altra visita infervorava le suore per la venuta di madre Caterina Daghero accompagnata da Madre Luisa Vaschetti e dalle superiore dell’Ispettoria. Altra visita del Rettor Maggiore, Don Filippo Rinaldi, si effettuava a Palermo Istituto Don Bosco, il 7 febbraio 1923. Un festoso scampanio annunziava alla borgata la sua venuta e in un attimo la chiesetta rigurgitava di fedeli i quali, nonostante piovesse a dirotto, accorrevano ad ossequiare il superiore. “Egli rivolse al pubblico calde parole dello Spirito e del Sistema Preventivo di Don Bosco e ascoltò con disponibilità anche le persone venute ad ossequiarlo”

In una conferenza del 1° febbraio del 1926 Madre Linda elogiava le suore, esprimendo la sua compiacenza, perché nella casa trovava l’unione fraterna e, pertanto, dava alcune norme per conservarla:” Spirito di sacrificio, umiltà, unione con Dio e studio del metodo preventivo del Fondatore.[4] Le parole di incoraggiamento delle Superiore alla Comunità erano un rilancio di fervore per proseguire alacri nell’adempimento dei loro doveri e crescere nella bontà.

Stimate anche dalla popolazione le suore riuscivano a coinvolgere la gente in varie iniziative di bene. Dalla cronaca della casa si evince anche la sintonia con le altre FMA della città e della parrocchia non solo nei grandi eventi, ma anche nelle semplici ricorrenze mariane e salesiane che si celebravano, ora con accademie realizzate dalle ragazze, ora con le processioni.

Nel grande evento del cinquantenario dell’istituto le FMA seppero incaricare le dame zelatrici a suscitare fervore nella borgata; particolarmente nella festa di Maria Ausiliatrice si organizzò una solenne processione lungo le vie della città con grande afflusso di popolo e la presenza di numerose associazioni. Si legge nella cronaca:

”Si snoda la processione con un afflusso di popolo preceduta da Figlie di Maria, Dame zelatrici dell’Apostolato della preghiera, Luigini con i loro stendardi e i chierici con l’effige della Madonna , schiere di bimbi della prima comunione venute anche dalla zona Acquasanta, alunne della scuola, del laboratorio, Suore ed educande della casa di Palermo, bimbe vestite di angioletti che offrono fiori alla Madonna, una processione che si snoda per le vie della città tra il devoto entusiasmo della popolazione”.[5]

Altro evento alquanto significativo per le FMA e per il quartiere, frutto di grande stima e collaborazione, fu la collocazione del busto di Don Bosco nel cortile dell’istituto. In vista di questa ricorrenza 25 uomini lavorarono gratuitamente e con fervore, a gloria di Don Bosco, nelle loro ore libere e guidati da un consigliere del Fascio per completare i lavori del cortile. Fu una gara comune dal 28 novembre al 15 dicembre e finalmente nel pomeriggio del 16 dicembre con vero entusiasmo di fede e di bontà il busto di Don Bosco, presente il popolo, fu collocato nel centro del cortile.[6]

                                                 Formazione delle ragazze:

                Preghiera, disciplina e amor di Patria all’ Arenella (PA)

      Nella formazione delle ragazze la preghiera era inculcata come fondamento di vita non solo a livello personale, ma anche di gruppo: a scuola, nell’oratorio e nelle associazioni. Nella celebrazione eucaristica dell’inaugurazione dell’anno scolastico i genitori erano invitati apartecipare con i loro figli alla S. Messa. Il sacerdote al termine del sacrificio eucaristico spiegava l’importanza della scuola cristiana nella formazione intellettuale e morale della gioventù, mentre gli alunni venivano esortati ad amare lo studio, il lavoro, fonte di benessere per la famiglia e per la Patria e ad amare il sacrificio, imitando i soldati che, impavidi, affrontavano la morte per la vittoria.[7] Finita la celebrazione eucaristica le alunne disposte in manipoli si dirigevano in teatro cantando le festose acclamazioni imperiali, inneggiando al Sommo Pontefice, al Re imperatore e al Duce fondatore dell’Impero; quindi si procedeva alla premiazione di coloro che si erano segnalate negli studi. A conclusione della cerimonia, poi, sfilavano cantando un inno patriottico.[8]

Un ‘attività in onore della Patria era il saluto settimanale alla bandiera che, secondo i programmi ministeriali, si faceva tutti i sabati. Le alunne schierate in fila per uno, in bell’ordine, facevano un giro per il cortile cantando un inno. La bandiera era portata dalla bambina che durante la settimana si era distinta per studio, puntualità e condotta.

Il senso della Patria era sempre presente specialmente in particolari momenti; infatti in occasione della venuta di madre Linda nella casale alunne della scuola la salutavano in perfetto uniforme e fascia tricolore e così anche le oratoriane, poi tutti insieme, anche i bimbi dell’asilo cantavano un inno d’occasione.[9]  E per la Patria non mancavano gesti di solidarietà anche in denaro. Si legge nella cronaca del 12.12. 1925:” Il Sindaco dell’Acquasanta consegna alla direttrice 100 margherite da vendere alle ragazze dell’istituto (azione che si compie in tutta Palermo). Il denaro che si raccoglie in omaggio alla regina Margherita andrà a beneficio dei mutilati e degli orfani di guerra”.  

Alla Formazione morale e cristiana della gioventù si univa, quindi, immancabilmente l’educazione alla disciplina e all’amore verso la Patria. In particolare la formazione cristiana diretta alla gioventù, avveniva sistematicamente attraverso le varie associazioni ben organizzate. Molto attiva fra queste era la Compagnia S. Luigi che, eretta per i fanciulli che frequentavano nell’istituto la scuola di religione, aveva un suo regolamento approvato dal Cardinale della città.[10]

La cronaca della casa riporta diverse associazioni frequentate da ragazze/i della borgata. Per la festa di Maria Ausiliatrice un grande afflusso di popolo riempiva la chiesa e alla fine della solenne celebrazione, cantata dalle fanciulle, alcune giovanette venivano accettate a far parte dell’Associazione di Maria Ausiliatrice, altre come Aspiranti e Angioletti.[11] Le ragazze più grandi dell’oratorio facevano parte dei Circoli Femminili Cattolici, che erano seguite da una presidente. La vitalità delle Associazioni e dell’Oratorio si coglie dalle diverse celebrazioni, ricorrenze e giornate formative ricche di fraternitàche in essa si organizzavano. Un esempio ci è dato dal25 maggio 1925: Quel giorno “300 giovanette della GFCI (Gioventù femminile cattolici italiani) di Palermo fanno una giornata mariana nella cappella dell’Arenella, onorano con canti e preghiere la Vergine Santissima poi, nel giardino dell’Istituto, la Sig.na Arcieri ricorda lo scopo della gita e volge un indirizzo e saluto alla GFCI dell’Arenella e questa, a sua volta, ricambia l’indirizzo salutando amichevolmente la GFCI di Palermo”.[12]

La formazione delle ragazze non solo umana e cristiana, era aperta anche al sociale; in varie circostanze, infatti, si dava loro l’opportunità di familiarizzare e confrontarsi con coetanei di altre realtà.

 

                       ATTIVITA’ E MISSIONE ALLA FINE DELLA SECONDA GUERRA MONDIALE

 

Durante l’incalzare dei pericolosi avvenimenti, nel furore della guerra, le suore alloggiarono a Ranchibile perché la casa era stata colpita dalle bombe. Da mesi gli operai avevano lavorato per ricostruire quanto era stato distrutto e finalmente il 4 ottobre del 1944, poterono ritornare nella casa. Quel giorno tante ragazze e persone aspettavano al cancello per rivedere l’istituto e, gradualmente, la vita e la missione riprendevano la normalità delle varie opere temporaneamente sospese.

Nel giugno del 1946 le suore fecero la domanda [13]per avere la “colonia marina in casa”, che venne accettata. La cronaca della casa annota la presenza di 300 bambine dai sei ai dodici anni, che arrivavano su dei camion per iniziare le loro attività estive :“erano poveri figli della strada, che avevano bisogno di aiuti materiali e spirituali”. Ad ogni bambina veniva distribuito un costumino, un paio di zoccolette e il berrettino; poi divisi in dieci squadre le bambine venivano seguite da una vigilatrice. Allo svago era abbinato anche un tempo di istruzione catechistica, da parte delle Suore, per preparare alla prima comunione le fanciulle, che al primo turno furono 120.[14]

I turni della colonia si ripetevano e s’incrementavano di numero, il 28 agosto al secondo turno , infatti, le bambine arrivarono a 400; erano seguite da 14 vigilatrici e quattro suore che, con molto impegno e dedizione, aiutavano per la sorveglianza e la distribuzione dei viveri, ma soprattutto insegnavano il catechismo alle bambine.[15] La colonia era diventata un’attività estiva ben organizzata, segnata dalla gioia dell’apostolato, coronato dalla molteplicità delle prime comunioni e dalla felicità delle bambine. Ogni turno si concludeva con dei saggi finali, declamazioni e cori. Caratteristica la chiusura della colonia del 2 settembre 1949:

“Le bambine acclamano la venuta del cardinale Ruffini con grande entusiasmo. Precede l’arrivo del Cardinale la banda degli orfanelli dei salesiani di Catania Barriera comandata da un bambino di sei anni. La banda mette brio e gaiezza alla festa. Vi partecipano le varie colonie arcivescovili. Sono presenti il cardinale della città, il prefetto e altre autorità di Palermo”.

La chiusura della colonia con la ricchezza delle manifestazioni era un giorno di grande felicità per tutti e di dispiacere dei bimbi che non volevano tornare a casa.

Le suore si prodigavano generosamente, in vista della missione e della carità, ed esprimevano un forte sentire anche per il rilancio dell’istruzione e l’interesse per la scuola.

Nel dopoguerra nella città palermitana si tennero convegni Pro Patronato Scuola allo scopo di aiutare e sovvenire la scuola, specie le classi povere e rurali per evitare i gravi danni dell’analfabetismo con le relative conseguenze e concorrere alla civilizzazione e ricostruzione del popolo, per un migliore e sereno avvenire della Patria.[16] Le Suore anche nel campo scolastico erano contente di offrire opere di bene a favore della gioventù povera ed abbandonata. Nel pomeriggio accoglievano nella loro casa 150 analfabeti dai nove ai 14 anni per fare loro un po’ di scuola. Terminata la scuola l’Opera Pontificia offriva loro una refezione calda.[17]

Il carisma salesianoera ben vissuto dalle nostre sorelle che, nell’ operare in fraterna solidarietà e in sintonia non solo in comunità, ma anche con la parrocchia e le istituzioni della città, tenevano alto l’obiettivo di formare: Buone cristiane e oneste cittadine.

Oggi nella casa continuano ancora varie attività a favore della gioventù soprattutto nell’oratorio, nell’istruzione e formazione religiosa all’insegna del Da mihi animas Coetera tolle.


[1] Cronaca della casa 1913.

[2] Ibidem 9 febbraio 1914.

[3] ibidem

[4] Cf Cronaca 2 aprile 1914

[5] Ibidem 25.05.1922

[6] Cf Ibidem 16. 12. 1934

[7] Ibidem 3 ottobre 1942

[8] Cf Cronaca della casa 3.10.1942

[9] Cf Ibidem 30.06. 1926.

[10] Ibidem 14. 06.1912.

[11] Ibidem 24.05.1912.

[12] Ibidem 25.05.1925.

[13] Non si riporta chiaramente a chi le suore fecero domanda, ma dalla lettura della cronaca si desume all’Arcivescovado della città di Palermo.

[14] Cf Cronaca della casa 28 .08. 1946

[15] Cf ibidem

[16] Cronaca della casa: 09-aprile 1949

[17] Cronaca della casa: 10. 03. 1947

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