Figlie di Maria Ausiliatrice | Sicilia

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150° FMA. Nunziata di Mascali

di Carmelina Coniglione

È una delle prime case della Sicilia eretta con decreto canonico il 09.11.1882.  Le FMA furono chiamate a Nunziata di Mascali dal sac. Arciprete Angelo Patanè, secondo il suggerimento del vescovo di Acireale mons. Genuardi e le trattative con l’arciprete furono portate avanti da mons. Cagliero.

Le nostre sorelle, prima di giungere alla nuova destinazione, dopo un lungo viaggio da Nizza, si erano fermate prima a Napoli presso le Suore di Sant’Anna, molto devote a don Cagliero poi, da qui, avevano ripreso il treno gustando” peregrine   delizie “nello stretto di Messina, finchè accompagnate dal direttore generale delle FMA giunsero alla stazione di Catania felicemente accolte da Sr Camisassa e Sr Piccono.

Veduta esterna della casa di Mascali

Le direttrici di Bronte e di Trecastagni le accompagnarono per la doverosa visita all’Arcivescovo della città, che le aveva accolte come un regalo del cielo.[1] Per alcuni giorni prima di entrare nella nuova casa, non essendo ancora del tutto in ordine, le suore dovettero sostare nel collegio di Bronte, accolte da madre Felicina. Intanto, mentre si concludevano le trattative, le FMA delle tre case si radunavano per un corso di esercizi spirituali coronati da cinque vestizioni religiose e da una professione triennale, delle quali la cronaca non riporta i nomi. Il 09 novembre 1882 finalmente le suore entrarono nel collegio di Nunziata di Mascali.” Sr Buzzetti sapendo di dover essere a capo della nuova fondazione, continua a ridere e a piangere e suscita le amene battute di madre Morano che conserva in tutte la più viva allegria”.[2]

Da una lettera di Sr Angiolina Buzzetti, in data 25 gennaio 1883, indirizzata al Padre Rev.mo e Car.mo in Gesù, (del quale non si riporta il nome, ma si suppone essere don Cagliero come loro direttore generale), possiamo cogliere alcuni aspetti delle attività iniziali: il collegio convitto, le scuole comunali e l’oratorio che iniziarono subito con l’apertura della casa (1882), nonché la semplicità primitiva delle prime sorelle e la paternità del loro superiore. La lettera ricca di notizie fu fatta giungere alla Madre a Nizza, che la lesse alle suore della comunità desiderose di sapere notizie delle consorelle lontane.  

Ecco alcuni pensieri originali che possiamo ricavare dallo scritto:” Già abbiamo dieci ragazze esterne, di mano in mano ch’esse vengono le tratteniamo…si stabilì di accettarle sino all’età di dodici anni…ma come si fa? non c’è modo di mandarle via, d’altronde non ci raccomandò Ella le giovanette dai dodici ai diciotto anni? Dunque si dovette fare eccezione e riceverne almeno fino ai 14 anni. O Padre carissimo, sapesse come sono sveglie![3] Sottolineata qualche difficoltà per il numero esiguo delle FMA rispetto alle opere, nella lettera si descrive l’entrata, molto commovente, della statua dell’Immacolata nel collegio:” Sr Morano che per caso quel giorno (20 gennaio) si trovava qui, pianse, ma pianse di cuore. La funzione religiosa riuscì bellissima: era il giorno di sabato, si portò in collegio la magnifica statua dell’Immacolata, che si trovava in casa del sig. Arciprete (….). La chiesa era tutta addobbata e al di sopra dell’altare venne posta la gran Signora, la Bedda Madre, quale padrona della casa ”.[4]

La lettera prosegue elencando le autorità presenti e la messa cantata, accompagnata dal suono del pianoforte dal padre Francesco Barbagallo. Terminata la S. Messa il rev.do Sig. don Angelo (non viene riportato il cognome) rivolge un discorso ai presenti, elogiando in modo particolare l’Arciprete (che, seduto su un seggiolone sembrava un patriarca), che era riuscito a portare a termine un’impresa segnata da sacrifici e contrarietà per edificare il collegio voluto dalla Madonna per il bene della gioventù. Egli, rivolgendosi poi alle FMA così parlò: “Voi che siete venute da lontani paesi per l’unico fine di fare del bene, ricordatevi che dovete santificare queste mura con la conservazione della vostra santa verginità, con la pratica della povertà e con l’obbedienza, tre catene d’oro che vi tengono unite al vostro sposo Gesù Cristo. Operate molto ed operate bene, vi affidiamo alle vostre cure la parte più eletta della nostra parrocchia, educate ed istruite nei sani principi la gioventù. Al discorso si pose fine con la benedizione. Madre Morano pianse tanto nel giorno suddetto perché vide in questo paese l’unità tanto desiderabile fra clero e popolo”.[5]                                                                                                                                   

A buon ragione una lettera della madre, allora madre Daghero, aveva sottolineato: “Mascali sembra un piccolo paradiso terrestre, che il clero di quel paese è assai pio e zelante; in una parola che quelle nostre sorelle possono dirsi fortunate”[6]

Una grande gioia si sprigionava in tutto il paese allorchè si riceveva la visita di un superiore, come si deduce da una lettera di sr Maria Giacone alla Madre generale: ” A Mascali fu un vero trionfo l’arrivo di Don Rua, ricevuto con pubbliche e festose manifestazioni di stima. Un vero trionfo: spari di mortaretti, scampanii, musiche: l’intero paese accorse per udire la sua parola, arrampicandosi perfino alle inferriate delle finestre, tutti esclamavano: “Abbiamo visto un santo!”  Lasciando le più belle e salutari impressioni. Alle Suore lasciò questo ricordo:” Fatevi sante con la fede e l’osservanza della regola con l’allegria, con l’attirare alla vera pietà le giovanette e con lo spirito di abbandono a Dio”.

Sr Giuseppina Barbanti a Mascali negli anni 2000 con le ragazze e l’allora ispettore don Luigi Perrelli.

Considerando le attività pastorali, dobbiamo rilevare che nel collegio si iniziò subito la missione la prima domenica con l’apertura dell’oratorio festivo, frequentato da circa un centinaio di ragazze a cui si aggiungevano quelle che venivano dalla scuola; si evince, quindi, la preoccupazione delle suore che scrivevano alla madre che non bastavano neppure in due per fare catechismo. Le quattro suore della comunità, lavorarono intensamente e vedevano intensificare e rifiorire le opere, specialmente il Convitto iniziato già dall’apertura della casa, denominato Educatorio (dal 1920-1935) in seguito Educandato (1936-1949) e poi ancora collegio per orfane di lavoratori italiani (E.N.A.O.L.I), che durò fino al 1971. Dal 1972 il collegio offrì l’assistenza alle interne fino al 2005. Ristrutturati poi i locali nella casa, secondo i parametri regionali, dal 1996 fu creata la Comunità alloggio che dura tuttora. Alle fondamentali opere iniziali: oratorio, istruzione e assistenza si devono annoverare la formazione religiosa dei catechismi parrocchiali molto attiva dal 1915 …la formazione delle aspiranti a FMA nel breve periodo (1937-1939), inoltre la formazione al lavoro dal 1952 al 1960 e le Associazioni delle ex allieve/i, presenti nella casa dal 1949 e dei Cooperatori Salesiani, Associazioni attive fino ai nostri giorni.


[1] Cf Cronistoria dell’istituto FMA 1882, vol. 4° p. 182-183

[2] Ibidem p.182

[3] Cf Cronistoria dell’istituto FMA ,1883, vol. 4°, p.202-206.

[4] ibidem

[5]  Cf Cronistoria dell’istituto FMA ,1883, vol. 4°, p.202-206

[6] Ibidem 1882, vol. 4° p.182 

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Una risposta

  1. Grazie sr Carmelina, apprezzo il tuo lavoro; lo trovo molto interessante e utile per me. Ho appreso tante notizie che non conoscevo. Comunicherò tutto alle exallieve di Nunziata e di Mascali.

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