LA SOLIDARIETA’ DELL’ISTITUTO M. AUSILIATRICE (CT) NEI TRISTI ANNI DEL TERREMOTO DI MESSINA (1908) E DELLE GUERRE MONDIALI.
di Carmelina Coniglione, FMA
Il disastroso terremoto del 28 dicembre 1908 distrusse la città di Messina riducendola ad un mucchio di macerie, causando tra i 75.000 e 82.000 vittime. La nostra casa di Messina fu distrutta e il collegio di Alì diroccato in parte, ma nelle nostre case fortunatamente non si ebbe nessuna vittima. L’istituto “Maria Ausiliatrice accolse molte suore, novizie ed educande e Catania divenne, per un poco di tempo, anche sede di noviziato per tutta l’ispettoria.
Le suore di via Caronda espressero la fraterna solidarietà alle infortunate, procurando un possibile sollievo per lenire il loro terrore… Sr Alfina Piretta della Casa di Alì assunse l’incarico dell’assistenza delle novizie in mancanza della maestra che si trovava a Nizza. Ma divenuto numeroso il personale da accogliere, alcune suore furono indirizzate a San Francesco ed ai Filippini, altre a Bronte e a Biancavilla. Catania rigurgitava di profughi messinesi: gli ospedali erano popolati di feriti e le nostre suore vi si recavano a turno in aiuto alle Suore di Carità, che non riuscivano da soli a soddisfare le innumerevoli necessità degli ammalati.
Alcuni edifici pubblici, scuole comunali, il carcere nuovo e il locale della Camera di Commercio furono messi a disposizione dei superstiti del terremoto; il barone Zappalà che vi presiedeva e il barone Pancari chiamarono, per la distribuzione dei viveri, le nostre suore che risposero con carità e nel bisogno due sorelle si fermavano anche la notte. In Italia si costituirono comitati di beneficenza. A Roma se ne formò uno sotto l’alto patronato della regina Elena di Montenegro.
A Catania il patronato di beneficenza era rappresentato dalla baronessa Romeo, che si recava al nostro istituto per prendere i nomi delle nostre educande di Alì rimaste orfane. l ’istituto, nonostante le ristrettezze, accettò le richieste dalla baronessa e dal cardinale Nava, accogliendo alcune orfanelle che, avendo già iniziato gli studi, vennero ammesse con le educande e le normaliste. Per la ristrettezza del locale e la deficienza dei mezzi finanziari una parte del personale venne distribuito dalla madre generale a Roma e a Nizza[1].
La casa il 10 maggio 1909, alternava le sue preoccupazioni con la gioiosa visita di Don Paolo Albera, superiore generale[2] che, intrattenendosi con le suore e le educande, lasciava loro messaggi di speranza. Il 18 febbraio del 1914 don Paolo Albera ritornò nuovamente a far visita nella casa e, dopo aver celebrato la Santa Messa con la partecipazione di Suore ed educande, rivolse a tutte parole di incoraggiamento, promettendo di ritornare un’altra volta per trattenersi a lungo con loro. Il 21 dello stesso mese, la casa in festa, accoglieva anche la madre generale, sr Caterina Daghero accompagnata dalla Madre Luisa Vaschetti che, rimasero in Sicilia dal 21 febbraio al 25 marzo 1914 per visitare le varie case dell’isola[1].
Gli anni della prima guerra mondiale
All’inizio del secolo XX la pace era diventata fragile. Nel 1914 le rivalità degli Stati europei portarono allo scoppio di una guerra terribile. L’Italia per un anno si era mantenuta neutrale, ma nel maggio del 1915 per ottenere la liberazione delle città di Trento, di Trieste e dei loro territori entrò in guerra contro l’Austria, chiamando molti italiani a combattere per la Patria. Le sanguinose battaglie durate fino al 1918 provocarono milioni di morti. Con l’eco dei combattimenti giungevano dal fronte, pure i soldati feriti. Alcune scuole e pubblici locali della città di Catania furono adibiti ad ospedali. Le autorità richiedevano alle Superiore del personale capace di assumere la direzione e la distribuzione di vitto e di biancheria. E così la casa Maria Ausiliatrice si spopolava di molti suoi migliori elementi; suore anziane e suore giovani si prestavano alle nuove opere in cinque ospedali improvvisati[2].
Negli anni della guerra, la vita dell’istituto e l’attività scolastica continuavano tuttavia con una certa regolarità. Le normaliste partecipavano alla vita di preghiera con la Comunità in diversi momenti (Santa Messa, Adorazione Eucaristica…) e aderivano volentieri alle proposte delle suore: prendevano parte all’inaugurazione dei devoti di Maria Ausiliatrice; insieme alle suore si alternavano per invocare la pace, in adorazione al Santissimo Sacramento e si rendevano disponibili nella beneficenza a favore dei danneggiati del terremoto degli Abbruzzi, avvenuto nel marzo del 1915.
La cronaca del 1915 riporta una delle visite del cardinale Francica Nava all’istituto che, parlando alle normaliste inculcava lo studio del catechismo, riponendo in loro la speranza per la riforma della società, aggiungendo che, ancorchè la nuova legge proibisca l’insegnamento della religione, una brava maestra lo insegna con l’educazione morale. L’autentica formazione religiosa per la quale s’impegnavano tanto anche le nostre sorelle doveva incidere positivamente nel sociale. Il 31 maggio del 1915 le normaliste furono esentate dagli esami e tutte promosse se lungo l’anno avevano avuto il sei in tutte le materie. Si vivevano anni di incertezze e di speranze.
Il 3 giugno 1915 un Comitato di Pie Signore accolse in vari nidi, le figlie dei richiamati alla guerra ai quali veniva offerta giornalmente l’istruzione e il vitto. Cinque nidi vennero affidati al nostro istituto. Le normaliste si offrivano in opere di beneficenza, offrivano grembiulini ai figli dei richiamati e all’istituto una somma per l’acquisto della statua di Maria Ausiliatrice che fu collocata nella nicchia della facciata esterna della chiesa il 13 dicembre 1917. Nel febbraio del 1918 l’istituto temette la requisizione della casa: tre ufficiali visitarono il collegio, ma assicuratosi delle opere che in esso si svolgevano lasciarono libero il locale[3].
Periodo della seconda guerra mondiale.
L’istituto ha sempre espresso la sua solidarietà non solo all’interno dei membri della Congregazione, ma ha rivelato notevole sensibilità e disponibilità soprattutto nelle problematiche religiose e sociali. Se la preghiera specialmente nei tristi momenti di guerra teneva il primo posto per affidare a Dio i fratelli combattenti o i caduti in guerra, non mancavano lodevoli gesti di solidarietà concreta. La cronaca della casa riporta numerose azioni di carità soprattutto durante il periodo bellico.
Tra i più significativi ricordiamo: Il 21 luglio del 1940 la casa di via Caronda offrì ospitalità anche ai ciechi dell’ospizio Ardizzone Gioieni, tenuto dalle suore di Sant’Anna, che dovettero cedere i loro locali alla Croce Rossa. Le nostre sorelle, in questa triste circostanza, le accolsero cedendo un nuovo appartamento con il relativo salone teatro. Nel 1942 l’ambiente della nostra infermeria fu chiesto come sede temporanea della Banca d’Italia.
Nel marzo del 1943 venne requisita la guardaroba, che fu occupata come deposito di materiale dei soldati. Nello stesso mese per disposizione delle Autorità scolastiche il nostro istituto dovette cedere, nelle ore pomeridiane, parte dei locali ad una sezione femminile del Regio Liceo Cutelli. Il 12 maggio dello stesso mese venne requisito il locale della nostra infermeria per servire al Credito Italiano, che aveva avuto danneggiamenti nella sede; mentre nel salone della porteria si svolgevano le operazioni bancarie. La disponibiltà delle nostre sorelle sembrava non avere limiti.
Nell’ ottobre del 1943 furono accolte anche le Dame del Sacro Cuore a motivo della requisizione del loro istituto (vi ritorneranno dopo un mese). Fu accolta anche un’infermeria presidiaria che portava circa un centinaio di soldati infermi (aprile -agosto 1943).”L’attività pastorale -verso quei giovani mirava ad aiutarli- a ritornare alla pratica religiosa o ad intensificarla, istituendo addirittura un catechismo settimanale per loro (…).La cappella fu sempre a loro disposizione per le cerimonie religiose, le suore si prestarono talvolta ad animarle e i militari, da parte loro, ricambiavano il servizio accompagnando con la banda le celebrazioni liturgiche in occasione delle feste più importanti”. [4]Il 15 e 16 giugno 1944, festa del Sacro Cuore, si adempiva il voto fatto dalla superiora[5] in ringraziamento a Dio, che nonostante i bombardamenti e le incursioni tutte le case dell’ispettoria e specialmente quella di via Caronda erano rimaste intatte.
La preghiera dinnanzi al Santissimo Sacramento si protrasse fino a notte inoltrata, susseguendosi in gruppo suore ed educande. Nel luglio del 1944 si inaugurava nel nostro istituto un asilo gratuito che accolse un centinaio di bambini ai quali si offriva la refezione gratuita offerta dal Comitato Cristiano per le Opere Assistenziali.
L’Armistizio suscitò una nuova speranza di fiducia e di ripresa della normalità della vita. Dal novembre del 1944 a tutto l’anno del 1945 si realizzarono incalzanti opere caritative; le sorelle addette alla cucina compivano veri prodigi di lavoro con la preparazione del piatto caldo, che veniva distribuito nel mezzogiorno, a 400 poveri, da uno dei portoni del nostro istituto. Per il capodanno nel salone addobbato a festa, presenti le autorità religiose e civili, si diede a 650 bambine povere il pranzo completo, seguito dallo svago di una proiezione filmica.
Nel settembre del 1945 si diede inizio all’opera delle figlie della strada: un centinaio di fanciulle dai sette ai quindici anni appartenenti a famiglie povere, indirizzateci dal Comitato delle Opere Caritative. Pur continuando l’opera delle cucine economiche ci venne affidato il refettorio pontificio per i vecchi. L’istituto accolse anche quest’opera e le suore coadiuvate da ex allieve distribuirono per oltre tre mesi minestra calda, dono del Santo Padre.[6]Le nostre sorelle sfidarono la paura della guerra con l’intraprendente carità evangelica, che porta al dono di sé, che scaturisce da una vita piena di senso, perché interamente donata a Dio e al bene delle anime.
Con la fine della guerra e la ripresa normale della vita, l’istituto ha incrementato le sue opere nella pastorale educativa scolastica di ogni ordine e grado, curando l’evangelizzazione e la catechesi nell’Oratorio, nelle periferie della città, riattivando varie Associazioni di stampo salesiano e iniziative di promozione umano-sociali, all’insegna dello spirito salesiano del Da mihi animas coetera tolle.
[1] Cf ACIMA-CT, Cf Cronaca della casa M.A. di Catania, febbraio -marzo 1914.
[1]Cf ACIMA-CT. Cronistoria a grandi linee dell’Istituto M. Ausiliatrice di Catania.
[2] Cf ACIMA-CT, Cf Cronaca della casa M.A. di Catania, giugno 1914.
[3] Cf ACIMA-CT Quaderno inizio attività delle FMA in Sicilia. Informazioni dal 1881 al 1947.
[4] Maria Concetta Ventura, Le FMA DI SICILIA: Educatrici nell’emergenza della guerra e del dopoguerra (1943-1949), in L’Educazione salesiana in Europa negli anni difficili del XX secolo, Grazia Lo Parco e Stanislaw ZimniaK (a cura) , Atti del Seminario Europeo dell’Opera salesiana. Cracovia,31 ottobre – 4 novembre 2007. p. 298.
[5] La cronaca della casa non riporta il nome quindi non si specifica se si tratta dell’ispettrice o della direttrice della casa, ma dagli Elenchi Generali dell’Istituto risulta in quell’anno Ispettrice sr Fanello Maria e Direttrice della casa sr Manfredda Carlotta.
[6] Cf ACIMA-CT, Foglio volante inserito nel quaderno della cronistoria dell’istituto M.A di Catania.
[1] Cf Cronaca della casa ispettoriale di Catania, marzo 1909.
[2] Ibidem, 10 maggio 1909.