Rubrica a cura di Carmelina CONIGLIONE, FMA
Il 10 giugno 1940 il Capo del Governo, Benito Mussolini, dal balcone di palazzo Venezia ed alla presenza di cittadini, militari ed appartenenti al partito, comunicava l’ingresso in guerra dell’Italia tramite dichiarazione inviata ai Governi di Francia ed Inghilterra. Sarà l’inizio della fine per il Duce ed il suo regime, non prima di aver condotto alla catastrofe un’intera Nazione.
Durante la seconda Guerra Mondiale, la città di Messina fu più volte bombardata avendo subito 4 bombardamenti navali e 2805 bombardamenti aerei. Questo accadde perchè, dalla prospettiva aerea, la città appariva indistruttibile, essendo stati i suoi palazzi ricostruiti secondo un piano antisismico, in seguito al catastrofico terremoto del 1908; e ciò le aggiudicò l’appellativo di città fantasma. Nel periodo compreso tra il 29 luglio e il 17 agosto 1943, ultima fase della battaglia di Sicilia, si registrarono il maggior numero di incursioni. Le conseguenze per Messina furono luttuose: colpiti e gravemente danneggiati edifici pubblici, quartieri residenziali, ospedali, chiese, impianti industriali; paralizzati i servizi essenziali, le comunicazioni interne; rese intransitabili le strade; devastato dal fuoco un immenso patrimonio boschivo.
Gli storici ufficiali della Royal Air Force (RAF)[1] scriveranno: “Quell’infelice città, dopo l’incursione dell’8 agosto 1943, appariva ridotta in condizioni quasi simili a quelle in cui fu ridotta dal terremoto del 1908”.[2]La popolazione subì con dignità i bombardamenti, dimostrando grande forza morale che non fu rassegnazione, ma senso di responsabilità di fronte all’ineluttabile.
Le FMA nel triste clima di guerra continuavano a svolgere le loro opere formative e il servizio scolastico nella perfetta disciplina, nello studio accurato e nel difficile compito educativo.[3]E proprio in quegli anni, l’istituto ottenne finalmente il riconoscimento dell’istituzione del liceo classico da parte dell’Ente Nazionale per l’Insegnamento Medio e Superiore (ENIMS).[4] Il 1941 fu l’anno in cui avvennero numerose, ma soddisfacenti ispezioni scolastiche per la “perfetta organizzazione e documentazione della scuola” e soprattutto per l’opera educativa ispirata a don Bosco, come si coglie dalle interessanti parole dell’ispettore Longi inviato dall’ENIMS:
“A questo metodo – cercano oggi di conformarsi tutti gli educatori moderni e che lo stesso fascismo nella sua opera di ricostruzione spirituale e morale non ha fatto altro che ispirarsi ai concetti di don Bosco (…). E aggiunge che nulla hanno esse da invidiare alle scuole per l’insegnamento che qui viene impartito e che anzi hanno in più la protezione efficacissima del grande Santo”.[5]
La paura del momento storico era così controbilanciata dalle gratificazioni delle visite ispettive che si effettuavano nelle classi dell’istituto magistrale e del ginnasio-liceo, allorché “le alunne che venivano interrogate rispondevano pronte alle domande. Si coglieva la serietà con la quale insegnanti e alunne attuavano il servizio scolastico nella perfetta disciplina, nello studio accurato e l’ammirazione con cui si assolveva il difficile compito educativo”.[6]
E tra paura e dovere nell’istituto si continuava la missione.
La solidarietà delle FMA nel contesto della guerra
La Croce Rossa Italiana nel luglio del 1941 mobilitò tutti i centri affinché arruolassero personale. L’istituto Don Bosco diede il suo contributo di solidarietà: dopo la prima incursione aerea del 16 luglio 1941, per ordine della Prefettura vi erano stati ospitati 150 sinistrati.[7]
La Città, di Messina già dal gennaio del 1941, salvo alcuni intervalli, non aveva avuto più pace. La contraerea aveva fatto in città parecchie vittime, pertanto, la direttrice preoccupata di quanto potesse accadere, invitò le ragazze esterne a far subito ritorno nelle loro case; infatti, poco dopo, il fragore della contraerea faceva balzare tutte dal posto, scuotendo la casa dalle fondamenta e dando l’impressione che tutto fosse distrutto; in conseguenza di ciò Sr Zucchi fece partire per Alì e Catania Barriera le educande e un gruppo di suore più atterrite. La città colpita in diversi punti seminava morti al punto che il rev.do don Finocchiaro diede a tutte l’assoluzione in articulo mortis[8].
In questo contesto di emergenza “l’istituto fungeva da ospedale di primo soccorso (9 luglio 1940-30 marzo 1942). Le suore furono occupate accanto a militari gravemente feriti e moribondi: li assistevano spiritualmente e, spesso, furono le uniche persone ad accompagnarne le salme al cimitero dopo la morte”.[9]
La direttrice, Sr Maria Zucchi, aggravata dalla responsabilità, pur apparentemente serena, sentiva di non farcela più, ma ecco il 24 maggio1943, l’arciprete di Limina, a nome proprio e delle autorità civili, offrì ospitalità alle suore, richiedendo loro l’aiuto di maestre d’asilo, laboratori per fanciulle, scuola per i più grandicelli, catechismo e oratorio. Col placet dell’ispettrice le suore si spostarono a Limina (ME) dove la Provvidenza si faceva sentire non solo con l’alloggio, ma anche con doni materiali. Nel paese le suore svolsero un’opera di promozione umana e pastorale molto intensa: spostandosi per il catechismo fino al vicino borgo di Roccafiorita. Esse collaboravano con la Parrocchia e costituivano anche gruppi di Azione Cattolica, rafforzando la debole pratica di vita religiosa e cristiana della gente del luogo, che imparava a frequentare la chiesa e a partecipare alla S. Messa[10]. Con la caduta del Fascismo (25 luglio 1943), le suore ritornarono in istituto il 13 ottobre, allorchè fu assicurata la porta d’entrata “e concesso –loro- solo l’uso del piano cantinato, essendo l’edificio requisito dalle autorità militari per le truppe alleate”.[11]
La vita si riprese lentamente e, allestita una piccola cappella dagli inglesi stessi, i cui superiori erano cattolici, si organizzavano anche momenti liturgici[12]. Si ripresero con speranza ed impegno le varie attività educativo-didattiche di ogni ordine e grado, l’oratorio e le Associazioni frequentati da un gran numero di giovani.
Ciò che l’istituzione del Don Bosco ha rappresentato ieri e oggi lo si può cogliere soprattutto dalla cronaca della casa, che riporta testimonianze autorevoli di vari ispettori che notavano il perfetto funzionamento educativo e didattico che riusciva a beneficio di tanta parte della gioventù femminile della città e dintorni[13].
Un ricordo indelebile si deve a Sr Maria Zucchi [14]che spese nello spirito salesiano del Da mihi animas le sue migliori energie come religiosa, direttrice e preside, facendo dell’istituto Don Bosco di Messina una scuola attiva all’avanguardia in una città che avvertiva prima la piaga del terremoto e poi quella della guerra. Ella con la sua audacia apostolica seppe ridare alle giovani speranza , punti di riferimento, spazio educativo e culturale, formandole come oneste cittadine e buone cristiane.
La sua scia luminosa splende ancora tra le FMA dell’istituto che, nel nuovo contesto attuale della nostra società, impegnano, nelle varie attività pastorali e nella scuola, le loro migliori energie a beneficio della gioventù.
SR MARIA ZUCCHI – FMA
[1] RAF, attuale aeronautica militare del Regno Unito e parte integrante delle forze armate del Regno Unito; venne istituita il 1°aprile 1918,assumendo un ruolo significativo nella storia militare britannica.
[2] http://scirokko.it
[3] Carmela Maria Coniglione, Sr Maria Zucchi e l’impronta salesiana nell’istituto don Bosco di Messina (1930-1945), in Francesco Motto e Grazia Loparco, (a cura di), Volti di uno stesso carisma Salesiani e Figlie di Maria Ausiliatrice nel secolo XX, LAS-ROMA,2021.
[4]ASIDB-ME (=Archivio scuola istituto don Bosco-Messina), Decreto del Regio Ministero del 1° ottobre 1940. L’autorizzazione dell’ENIMS era necessaria per il funzionamento di scuole e corsi di nuova istituzione. Le scuole non regie autorizzate erano considerate pareggiate alle regie: leg. 19 gennaio 1942 n. 86.
[5] CCIDB-ME (= Cronaca della casa Istituto don Bosco-Messina), 20 gennaio 1941.
[6] CCIDB-ME, 20-04-1942.
[7] Cf Grazia Loparco, Le Figlie di Maria Ausiliatrice durante la seconda guerra mondiale, in Ead. – Maria Teresa Spiga (a cura di), Le Figlie di Maria Ausiliatrice in Italia (1872- 2010). Donne nell’educazione. Documentazione e saggi. Roma, LAS 2011, p. 562.
[8] CCIDB-ME, 31-01-1943.
[9] Maria Concetta Ventura, Le FMA di Sicilia: Educatrici nell’emergenza della guerra e del dopoguerra (1943-1949), in Grazia Loparco – Stanisław Zimniak (a cura di), L’Educazione salesiana in Europa negli anni difficili del XX secolo. Atti del Seminario Europeo di Storia dell’Opera salesiana (Cracovia, 31 ottobre – 4 novembre 2007). (=ACSSA – Studi, 3). Roma, LAS 2008, p. 298.
[10]Carmela Maria Coniglione, Sr Maria Zucchi e l’impronta salesiana…p.183.
[11] ASIDB-ME, VCP (=Verbale Consiglio dei Professori) ,1-10-1943.
[12] Ibid.
[13] Carmela Maria Coniglone, Sr Maria Zucchi e l’impronta salesiana …p.184.
[14] Sr Maria Zucchi, nata in Piemonte a Casale Corte Cerro (NO) nel 1875 e deceduta a Torino nel 1949, è stata una Figlia di Maria Ausiliatrice dalla personalità robusta, colta, intraprendente, dedita alla missione educativo-scolastica e non solo. Svolse quasi tutta la sua attività educativa in Sicilia.