Continuiamo il percorso che ci porta a conoscere la storia della presenza delle Figlie di Maria Ausiliatrice in Sicilia con la comunità di Bronte. Tra le incomprensioni dovute alla novità delle stile educativo delle suore e un’intensa attività caritativa ed educativa si rafforza e diffonde il carisma mornesino in Sicilia.
di Carmelina Coniglione
Le FMA furono chiamate a Bronte (CT), mentre era ancora in vita madre Mazzarello, dalla Congregazione di Carità per dirigervi il piccolo orfanotrofio istituito nel collegio Maria.
Lasciata la casa madre di Nizza Monferrato, la sera del 15 ottobre del 1880, le nostre prime sorelle Sr Felicina Mazzarello, (sorella della Madre), in qualità di direttrice, Sr Angiolina Bozzetti, Sr Bianchi Zoe, Sr Carolina Sorbone, Sr Giacinta Morzone, accompagnate dal loro direttore generale don Giovanni Cagliero,[1] giungevano a Bronte per iniziare la nuova missione.
Non era stato certamente facile un simile viaggio e tanto meno sicuro percorrere le strade, per lo più impervie della Sicilia di allora per arrivare in un paese sconosciuto dove, tra l’altro, abitudini, tradizioni e mentalità erano tutte da scoprire.
Un nuovo stile educativo
Le suore, sin dal principio, furono accolte dalla popolazione con entusiasmo e presto si misero all’opera ad insegnare nelle prime quattro classi comunali, perché l’Amministrazione dell’Orfanotrofio, d’accordo con il Municipio, ottenne per le suore fornite di regolare diploma, la nomina di maestre nelle scuole elementari del paese. Essendo gli usi dell’alta Italia molto diversi da quelli dell’Isola, specie nei paesi meno aperti socialmente, le suore dovettero sostenere non poche tribolazioni.
«Il modello di suora che rompe gli schemi stratificati nei secoli precedenti, il metodo educativo che punta sull’oratorio con i momenti di gioco, ginnastica e canto, una certa resistenza anticlericale e l’ostruzionismo delle maestre comunali, che vedevano nelle suore pericolose concorrenti diventavano motivo per accusare le FMA di favorire la dissipazione, di suscitare scandalo in paese e di non essere preparate per dedicarsi alla pubblica istruzione».[2]
L’insegnamento della ginnastica fece tanta impressione sulla maggior parte di quegli abitanti, che i genitori si astenevano perfino di mandare i figli a scuola. Ed anche l’oratorio festivo si dovette chiudere per aprirlo in tempo migliore. Solo più tardi la popolazione cominciò a capire e nonostante la ginnastica, che secondo i programmi governativi si dovette continuare, le scuole si popolarono.
Il servizio in ospedale
Non minore difficoltà avevano incontrato le FMA, quando chiamate dalla Congregazione di Carità, per il servizio in ospedale, erano state inviate nel 1881. In una lettera del 24 settembre 1881, Sr Felicina Mazzarello comunicava a don Cagliero le sofferenze delle consorelle, che dopo un anno erano ancora costrette a vivere in un ambiente senza una minima condizione di riservatezza e in credito dello stipendio loro promesso. La carenza in ospedale di biancheria e di utensili da cucina le obbligava a rendere disponibile agli ammalati ciò che avevano di proprio.[3]Tuttavia, nonostante le difficoltà, le suore rimasero ad operare. Quando un ideale vibra nel cuore le fatiche della conquista si attenuano e portano frutto. L’opera delle suore venne particolarmente apprezzata in occasione dell’epidemia del colera scoppiata nel 1886-1887, allorchè con coraggio e dedizione si impegnavano per il soccorso e l’assistenza ai malati [4]. La loro generosa dedizione guadagnò presto la stima del popolo brontese.
Sempre nell’anno 1881, si apriva oltre all’ospedale anche il Collegio convitto. Le giovani che lo frequentavano erano abbastanza numerose. E intanto, l’oratorio festivo si era incrementato talmente da ripagare ogni pena inizialmente sofferta; infatti era frequentato da oltre 300 ragazze. Intensa era, fin dalle origini, l’attività apostolica con il Pio sodalizio delle Figlie di Maria Immacolata: non poche erano le figlie di Maria che, sistematicamente, venivano guidate da un sacerdote nella loro formazione cristiana.
Alle opere già avviate, si aggiungeva, nell’agosto del 1891, un laboratorio per esterne e delle ripetizioni scolastiche a pagamento. C’era nelle nostre sorelle tanto spirito di sacrificio, congiunto allo zelo che faceva superare loro ogni disagio in forza della carità.
Dalla cronaca della casa di quegli anni si evince anche la generosa accoglienza, (voluta dal Santo Padre), verso le profughe messinesi, ragazze sinistrate, alle quali si offriva un’educazione ed istruzione religiosa.
La direzione dei catechismi
Agli impegni pastorali, svolti nella casa, si aggiungeva anche quello della direzione dei catechismi alle fanciulle nelle diverse chiese del Comune; incarico che venne loro affidato dal cardinale di Catania G. B. Dusmet. Un’attività apostolica, alquanto impegnativa, in cui le suore venivano coadiuvate dalle oratoriane, figlie di Maria, che sapevano promuovere la frequenza al catechismo con piccoli premi, mentre si arrivava ad evangelizzare anche le famiglie con un’intensa propaganda della buona stampa.
Una varietà di atteggiamenti propositivi, indubbiamente vissuti, fortificati dalla preghiera, testimoniati dalla carità fraterna e dall’unione alle Superiore che, sovente presenti, affiancavano le nostre consorelle nella incipiente missione.
Di questi inizi densi di dedizione apostolica continueremo a parlare nel prossimo articolo del 13 febbraio 2022.
[1] AISMM, Cart. Cronistoria dell’ispettoria
[2] Cf, G. Zito, Educazione della donna in Sicilia tra Otto e Novecento, p.17.
[3] Cf AGFMA,15(1880)08.
[4] Cf Biagina Sanfilippo, Le origini della presenza salesiana in Sicilia. Tesi di laurea presso istituto Universitario Maria SS. Assunta, anno accademico 1985-1986. p.80.
Una risposta
Ho frequentato la Scuola dell’infanzia ed elementare presso il Collegio Maria dal 1961 al 1967, per cui conoscere un po’ di storia dello stesso mi ha fatto molto piacere, anzi vorrei approfondire la conoscenza e l’evoluzione che ha avuto negli anni. Ho un bellissimo ricordo della mia maestra di allora, la direttrice Suor Irene Bongiovanni.