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Per apprendere ed esercitare la speranza

La sofferenza e il dolore presenti in ogni vita umana, “porta necessaria” per aprirsi alla speranza

Da qualche giorno siamo entrati,a pieno titolo, nella stagione invernale.

Ma l’inverno, per se stesso e in modo iconico, è solitudine e silenzio.

Per alcuni versi diventa un po’ metafora della nostra vita se lo paragoniamo al momento inedito in cui tutto il mondo è colpito dal Covid 19: momento che sembra non finire mai; momento privato della speranza  di un nuovo slancio.

Forse l’inverno può anche essere dentro di noi e, se così fosse, che ben venga: sarebbe uno svelamento benefico!

La sofferenza, infatti, ha una dignità, merita di essere raccontata e comunicata a chi può capire la verità di una persona, sia pure per afferrare solo alcuni brandelli di senso lasciando sfuggire il cuore del messaggio.

E’ innegabile quanto dolore e quanta sofferenza si stia sperimentando nel mondo.

Si, sofferenza e dolore: sorelle inseparabili che camminano accanto a noi sulle nostre stesse strade, pellegrini senza armi e senza poteri. Eppure, incarnano le nostre storie, quelle vere! Povere storie senza clamori, ma capaci di dare terribili scosse alle nostre anime impolverate.

Purtroppo, storie che si ripetono, che passano sotto i nostri occhi come un film che abbiamo già visto.

Sofferenza e dolore: è il grido fragile e solitario che si leva da ogni dove.Anche Dio in Gesù rispecchia la sofferenza del cuore umano e, di fronte all’estrema difficoltà della sua esistenza al Getsemani, si rivolge al Padre dicendo: “Passi da me questo calice…” ma non obbliga il Padre a cancellare quella vigilia di morte;  subito aggiunge: “Però non la mia, ma la tua volontà sia fatta“.

E’ proprio in questo genuino bisogno di conforto, umanamente concreto, che troviamo un clima colmo di speranza, quella speranza che ci fa assumere la consapevolezza di che cosa continuare, nonostante tutto, a sperare tenacemente anche contro ogni speranza. Si tratta di vedere l’oggi per il domani; sperare, infatti, significa decidersi per una responsabilità, significa educare le nuove generazioni trasmettendo loro la capacità di ascoltare e di guardare l’altro. Questi atteggiamenti non sono altro che reti di comunicazione.

Infatti, se due persone si guardano con stupore ed interesse allora nasce e cresce la speranza, sia pure tra le spine, della vita e sicuramente germoglierà con la forza e la bellezza proprie di questa virtù, se anche noi come dice papa Francesco costruiremo il  “villaggio dell’educazione dove nel rispetto delle diversità, si condivida l’impegno di generare rete di relazioni umane e aperte”.

Con l’augurio di avviare anche noi senza paura processi di trasformazioni e di guardare al futuro con speranza, condivideremo sofferenze e dolori presenti in noi e attorno a noi.

Sia Maria la Madre della Speranza a dare calore e colore ai nostri progetti.

Sicuramente non faremo un nuovo mondo, ma faremo nuovo il nostro cuore!

Sr Ausilia Musarra

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