Figlie di Maria Ausiliatrice | Sicilia

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150° FMA | Istituto don Bosco Messina – II

 Rubrica a cura di Carmelina CONIGLIONE, FMA

La scuola del Don Bosco a Messina nel periodo fascista

Negli anni del fascismo la scuola era chiamata ad educare la coscienza etico-politica dei giovani ispirandosi ai valori nazionali. Nel 1935 il ministro De Vecchi aveva esteso il controllo dello Stato su tutti i manuali scolastici in uso nelle scuole medie. I nuovi programmi garantivano l’educazione religiosa ai fini del consenso e della collaborazione con le autorità ecclesiastiche, ma introducevano la cultura militare, con l’aumento delle attività extrascolastiche e delle organizzazioni giovanili[1].

La formazione della giovane doveva integrare in modo armonico non solo la dimensione etico-religiosa con quella culturale, ma prepararsi al domani come donna bene inserita nella famiglia e nella società. Col ministro Bottai si approvò la Carta della Scuola, dove si definivano principi, fini e metodi per la realizzazione integrale dello stato fascista.[2] In questa nuova prospettiva la direttrice della casa Sr Maria Zucchi, con lo sguardo lungimirante, lavorò tanto per ottenere la parifica della scuola. L’istituto per alcuni anni fu oggetto di continue e rigorose ispezioni del Provveditorato per esaminare gli ambienti scolastici: aule, palestra, sala da pranzo ecc., e soprattutto l’archivio: ma tutto, come riporta la cronaca della casa, si concludeva positivamente al punto che l’ispettore Longi così si espresse:

“L’opera educativa deve riuscire relativamente facile e molto proficua, in questo ambiente così adatto per il suo svolgimento […] Un istituto quale difficilmente avremo occasione di vederne altri. Rendendo grazie a Dio – scrive sr Zucchi – proponiamo di essere degne del riconoscimento legale che speriamo sarà concesso alla scuola perché dia tutti i frutti di cui è capace”.[3]

Gli obiettivi sperati furono realizzati e finalmente si ottenne Il beneficio della parificazione degli studi e degli esami. L’Istituto Magistrale di Messina fu legalmente riconosciuto con D. M.23-IV-1937.[4] Con un personale esiguo tutto da formare, Sr Zucchi diede all’istituto vita, animo e cuore. In pochi anni le scuole medie inferiori e superiori furono parificate.

L’istituto don Bosco, autorizzato dal Regio Provveditore agli studi della Sicilia il 7 novembre 1930, cominciò a funzionare il 1° ottobre 1930 con due sezioni di asilo, cinque classi elementari, la prima magistrale inferiore e la prima ginnasio. Si trattava quasi certamente del primo ginnasio in vista del liceo classico aperto dalle FMA in Italia, dato che fino a quel momento si riteneva che quel tipo di scuola fosse inadatto alle allieve di ceti popolari, non destinate a frequentare l’Università. In effetti, si preferivano Istituti e Scuole Magistrali per formare maestre, per estendere ad ampio raggio lo spirito e lo stile educativo salesiano anche nelle scuole pubbliche.[5]

Sr Maria Zucchi e la formazione dei docenti e delle alunne nell’istituto Don Bosco

Nel clima italiano pienamente fascista sr Zucchi, come direttrice e preside, pur adeguandosi alle leggi ministeriali, si manteneva ferma nelle direttive della Chiesa e fedele allo spirito dei Fondatori. Educatrice energica, curava la formazione delle alunne e del corpo docente nell’ottica salesiana, come buone cristiane e oneste cittadine, che dovevano crescere nella fede, vivere nell’onestà, educarsi alla carità, valori che ben si conciliavano con i dovuti onori alla Patria.                                                      È interessante riportare il rito formale dell’inaugurazione dell’anno scolastico, come si coglie da un Verbale del Consiglio dei Professori (VCP) firmato da sr Zucchi, che rivela come l’istituto fosse ottemperante alle indicazioni di educazione patriottica e disciplinare: le alunne divise in squadre con le rispettive bandiere sfilavano nel cortile al canto di un inno patriottico alla presenza autorevole del Provveditore agli Studi e di altre autorità; terminata la marcia venivano accompagnate dalla Preside nel salone al canto dell’inno dell’impero. Ovviamente non si poteva fare diversamente.[6]

 “Sul palco tra un trofeo di bandiere adornanti il quadro di Don Bosco, del Re e del Duce, fanno guardia d’onore una giovane fascista, che sostiene la fiamma della scuola, una piccola italiana, un balilla e un figlio della lupa a rappresentare i vari rami della scuola. Dopo il rituale saluto, la preside legge i messaggi del Provveditore e del Comandante Federale reggente e, intonando il discorso alla presente ora storica, ricorda i feriti che dopo la battaglia di Capo Stilo furono accolti e maternamente curati in una parte dell’istituto trasformato in ospedale dalla Croce Rossa; incita, quindi, le alunne al dovere e al lavoro assiduo per la loro formazione spirituale e culturale, parla del nuovo compito della scuola inserita completamente nella gioventù Italiana del littorio e dell’impegno nell’impartire un’educazione cristiana fascista”.[7]

La formalità esterna era corroborata da momenti di formazione e preghiera; infatti alla solennità dell’inaugurazione seguiva la benedizione della fiamma e il discorso formativo del sacerdote. Era evidente nelle parole di sr Zucchi una forte fiducia nella Patria imperiale, sebbene sia difficile intendere quanto fosse reale convinzione e quanta ottemperanza delle norme governative. Esortava, comunque, le colleghe a consacrare energie, intelletto e cuore alla formazione delle ragazze e, secondo lo stile salesiano, raccomandava bontà e compatimento per la ricostruzione morale e materiale del domani.[8]

Come preside, Sr Zucchi curava seriamente e con costanza la formazione integrale delle docenti. In particolare curava l’aggiornamento delle docenti mediante la partecipazione ai corsi di educazione fisica, di religione o altro[9]. Le invogliava a leggere la buona stampa mediante abbonamenti alle pubblicazioni salesiane: Gioventù missionaria, Ginnasium e Catechesi. Le sedute collegiali erano una scuola attiva di formazione professionale, umana e salesiana; aiutava le insegnanti a lavorare con sintonia e unità di metodo, guidandole all’attuazione pratica del sistema educativo di San Giovanni Bosco;[10]insisteva sul comportamento che l’educatrice doveva tenere nella parola, negli affetti, nella corretta relazione tra alunna e insegnante, tra ragazza e suora. Nell’educare le ragazze l’incoraggiamento, la lode o il biasimo dovevano avere sempre un riferimento spirituale, pertanto incoraggiava le educatrici a lavorare concordi per il bene di quante erano loro affidate.

Già dall’ingresso nell’istituto ogni ragazza doveva percepire un’accoglienza familiare, quindi veniva affidata alla Madonna. L’abitudine era già presente ad Alì come in molte altre case delle FMA: “Prima di essere ammessa con le altre compagne è condotta in chiesa a farvi un breve atto di consacrazione alla Santa Vergine per invocare la protezione di questa celeste Madre”.[11] Erano tanti i momenti formativi offerti alle ragazze interne ed esterne. All’inizio dell’anno si dava loro l’opportunità di un triduo di formazione cristiana con prediche al mattino, messa, canto e benedizione eucaristica; nel pomeriggio altra istruzione del sacerdote. La messa era quotidiana e le educande vi partecipavano insieme alle suore. Le ragazze dovevano cogliere dalle assistenti e dalle insegnanti la carità unita alla fermezza, secondo lo spirito del sistema preventivo.[12]

 Dalla documentazione della casa si registrano infatti segni di ottimismo da parte dei commissari che visitavano l’istituto e soprattutto l’elogio per l’opera educativa e culturale che in esso si svolgeva.


[1]   Cf Silvano Oni, Salesiani e l’educazione dei giovani durante il periodo fascista, in Francesco Motto (a cura di), Salesiani di Don Bosco in Italia. 150 anni di educazione. Roma, LAS 2011, p. 251.

[2] Salvatore Graziani, La scuola italiana durante il fascismo, in “L’Ussero”. Rivista di Arti, lettere scienze”52017)3.

[3] ASIDB- ME, VCP redatto da sr Zucchi l’11 marzo 1937.

[4] SIDB- ME circolare ministero, 26 aprile 1937.

[5] Carmela Maria CONIGLIONE Sr Maria Zucchi e l’impronta salesiana nell’istituto Don Bosco di Messina (1930-1945)                      in Francesco Motto e Grazia Loparco (a cura di) Volti di uno stesso carisma.  Salesiani e Figlie di Maria Ausiliatrice nel secolo XX , LAS- ROMA, 2021, p 179.

[6] Ibidem

[7] ASIDB-ME, VCP 16 ottobre 1940.

[8] Cf ASIDB-ME, VCP, 6 novembre 1945.

[9] Ibidem 6 settembre 1930.

[10] Cf ASIDB-ME, VCP, 6 settembre 1930.

[11] CF, Costumiere della Casa M. Ausiliatrice di Alì Terme, 1922-1923, certamente replicato poi a Messina.

[12] Carmela Maria Coniglione, Sr Zucchi e l’impronta Salesiana …p.180.

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